Eugenio Bennato ha scritto recentemente una canzone sulla storia di Ninco Nanco, famoso capo-brigante al seguito di Crocco (“Ninco Nanco deve morire perché la storia così deve andare e il Sud è terra di conquista e Ninco Nanco nun ce po stare e Ninco Nanco deve morire perché si campa putesse parlare e si parlasse putesse dire: qualcosa di meridionale”); il fratello Edoardo racconta in un altro pezzo le verità della conquista sabauda; Federico Salvatore usa la sua ironia per descrivere l’unificazione italiana; la RAI ha trasmesso solo negli ultimi mesi diversi documentari privi della consueta retorica della storiografia ufficiale e carichi, invece, di nuove verità (su Garibaldi, su San Leucio, sul “brigantaggio” o sui primati borbonici); lo stesso Berlusconi consiglia ai giovani del suo partito di leggere libri sul “risorgimento da riscrivere”; centinaia di migliaia sui nostri siti, su youtube o su facebook, i contatti di persone “a caccia” della nostra storia; migliaia le copie dei saggi che raccontano un’altra storia e venduti sistematicamente quando vengono pubblicati… Mentre i finti partiti del Sud nascono e muoiono da un giorno all’altro e piccoli e piccolissimi partiti senza uomini, senza mezzi e senza idee si affannano inutilmente a proporsi come i salvatori della “patria”, si afferma, nonostante tutto e nonostante tutti, una nuova cultura per l’antico Regno delle Due Sicilie. Una cultura di cui tanti sottovalutano la portata e le conseguenze. Una cultura con una memoria finalmente ritrovata: quella delle radici e dell’orgoglio. La stessa cultura che, prima o poi, farà nascere un vero partito del Sud radicato, forte e vincente e degno di rappresentare i meridionali di domani.
di Gennaro De Crescenzo