di Emilio Caserta

Negli ultimi secoli abbiamo conosciuto sulla penisola italica regni (tra questi il Regno di Napoli e Sicilia per circa 8 secoli), principati, comuni, ducati, con un Sud da sempre unito ed un Nord spezzettato in territori nemici, da oggi conosceremo l’Italia delle Regioni autonome. Il CdM ha approvato all’unanimità il DDL Calderoli sull’Autonomia differenziata, le regioni quindi potranno rivendicare un’autonomia sull’energia, sulla scuola, sulla sanità ed altri settori importanti che prima gestiva lo Stato! Da oggi possiamo realmente definirci ‘solo’ campani, pugliesi, calabresi, lombardi, piemontesi e non più italiani, in quanto non ce n’è più motivo. Cos’è rimasto dell’Italia unita? Ci sarebbe da chiedere se abbiamo mai conosciuto l’Italia unita. Neanche più il Parlamento che, dopo essere stato scavalcato da quello Europeo, oggi viene superato finanche dai consigli Regionali. Un disegno di legge che spacca definitivamente il Paese, con l’applauso unanime del Consiglio dei ministri il cui presidente, la ‘sorella d’Italia’ Meloni ha affermato, non si sa con quale ragione, che l’Autonomia differenziata rafforzerebbe l’Unità del Paese. I diritti saranno diversificati regione per regione a seconda delle condizioni di partenza, tornano le gabbie salariali, non ci sono i soldi per i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), rimane anche la spesa storica a favore delle regioni più sviluppate, in quanto se fino ad oggi è stato speso di più per le regioni del Nord, la base di partenza con l’autonomia differenziata sarà sempre a vantaggio delle regioni del Nord, mentre al Sud secondo gli studi di Eurispes e Svimez, sono stati sottratti 840 miliardi di euro dal 2000 al 2017; cosa avremmo potuto fare con questa cifra? Certamente evitare di salutare qualche figlio di questa terra emigrato. Insomma, questa volta non c’è stato il bisogno di una guerra di conquista o di disgregazione nazionale, ma con la giacca e la cravatta hanno deciso che ci saranno 20 sistemi scolastici, energetici, sanitari differenti, e tanto altro ancora. Almeno sarà la volta buona che, come la lingua veneta, riusciremo finalmente ad insegnare la lingua napoletana e siciliana nelle nostre scuole del Sud? Intanto, il Mezzogiorno continuerà a fornire  braccia e cervelli al Nord come da brava colonia dal 1861, e come dal dopoguerra. E ora? L’Italia delle macroregioni nel prossimo futuro!? D’altronde era questo il volere della secessionista Lega Nord, e come previsto dall’Europa stessa, ci saranno 4 macroregioni: il Nord, il Centro, il Sud e le Isole. Alla faccia di chi è stato chiamato a governare il Paese…Beati ancora coloro che si definiscono “Fratelli d’Italia”. Forse ora è giunto realmente il momento di unire quelle macroregioni.