di Emilio Caserta

“Costruiremo la pace, fornendo altre armi all’Ucraina, chiudiamo oggi per aprire domani, tagliamo oggi per un domani migliore, più sanzioni oggi per distruggere la Russia domani”. La politica di Mario Draghi e la sua cultura liberista, supporta la guerra come unico strumento di pace, e prende le distanze da qualsiasi tipologia di autodeterminazione dei popoli, proprio come nelle migliori opere di Orwell. Lo scorso anno precisò che se l’Italia (di fatto i partiti italiani, anche quelli che combattevano quel sistema nel 2018), aveva intenzione di avere il “nonno banchiere” come presidente del Consiglio, doveva chiaramente accettare tutto il pacchetto filoeuropeista, filo-nato, filo alleanza atlantica a supporto chiaramente dell’euro (e del dollaro), così oggi ha ribadito che, qualora ci fosse un Draghi Bis, tra le righe ha chiesto pieni poteri e decisioni da parte del governo, come decine di fiducie in un anno e mezzo non avesse fatto ciò che voleva: “Siete pronti a ricostruire questo patto?” – ci prende pure in giro.
“Comunque vada, noi queste cose le faremo”.

In guerra tutto è possibile, ma forse lo stesso Draghi, riconoscendo di non essere passato dal voto, preferisce chiedere la maggioranza in Parlamento (senza dimettersi e poi ricandidarsi), solo perché i signori della finanza hanno parlato: “o governa Draghi o si muore”, persino il New York Times ha chiarito questa posizione. Ma siamo proprio convinti che Draghi abbia la volontà diretta di restare? Perché i problemi cominciano a salire a galla. Doveva risolvere il problema della pandemia in Italia, ma ad oggi abbiamo migliaia di contagi al giorno e 150 morti, lo scorso anno 6, a 40 gradi cosa mai vista neanche col primo covid, il tutto dopo aver utilizzato mezzi discriminatori e coercitivi come il Green Pass pur di vaccinare anche le mosche, togliendo il diritto ai cittadini scettici di lavorare e di ritirare i propri soldi in Banca, il tutto fallendo miseramente con tribunali che sempre più in tutta Italia, reputano illegittimi i decreti suoi e quelli di Conte. Doveva gestire il PNRR, ma che a parte le belle parole per qualche miliardo e tante promesse, sono stati ricavati due spiccioli ed il divario tra Nord e Sud è sempre più evidente, con un Sud costretto a pagare ancora una volta i debiti di un Recovery Fund che non lo avrà salvato. Gli hanno dato fiducia tutti i partiti per l’invio delle armi all’Ucraina, per le sanzioni alla Russia, con le bollette che schizzano alle stelle e la difficoltà di reperire risorse per il prossimo inverno, con giochetti politici nel reperimento del gas che costerebbe anche il triplo pur di non prenderlo “direttamente” dalla Russia. Come al solito, l’Italia si dimostra il Paese dei giochetti, dove sono in grado di convincerti che Draghi lo desiderano tutti, ed i giornali pur non parlando mai delle piazze piene di cittadini che protestano contro il premier in ogni città, fanno passare qualche centinaio di cittadini scesi in piazza a favore di Draghi come la maggioranza della popolazione, e poco più di mille sindaci che firmano a titolo del tutto personale, e non delle proprie comunità, la richiesta a Draghi di restare. L’Italia è il Paese di coloro che con il 2 o 3% riescono a diventare ministri, basta pensare a Speranza ministro della salute da più di due anni, con il 2% degli elettori, ed oggi Di Maio con un (nuovo) partito non supportato neanche dalla madre, che si ritrova con lo sguardo perso nel discorso di Mario Draghi, ancora ministro degli esteri; lo stesso Renzi, che ebbe la capacità di far cadere il governo Conte Bis, pur avendo pochissimi elettori. Draghi, se non adesso, scapperà a breve, ma i danni rimarranno a lungo, ad ottobre ci accorgeremo quello che oggi tutti i partiti nazionali sono stati in grado di combinare, dalla maggioranza all’opposizione, con fiducie rinnovate per oltre un anno senza dare alcuna motivazione ai cittadini. Quello che “nonno Mario” doveva fare, per conto di terzi, è stato fatto. L’Italia è un Paese finito, così come l’euro!