Sembra una barzelletta ma è una cosa seria, una cosa molto seria per il futuro del Sud. Un ministro del Nord convoca una riunione per cambiare le leggi del governo e partecipano un lombardo, un veneto, un piemontese, un emiliano-romagnolo, un ligure, un toscano e un friulano. Alla fine della riunione tutti sono felici e contenti e dichiarano che queste leggi sono bellissime e saranno bellissime anche per i meridionali (che non c’erano). Stiamo parlando della Gelmini e di Zaia, Fontana, Bonaccini, Toti, Giani, Cirio e Fedriga nella recente riunione per il regionalismo differenziato, il colpo finale da assestare al Sud con la regionalizzazione di entrate (fiscali) e uscite e di sanità, assistenza, istruzione o trasporti.
A occhio, se una legge è perfetta per il Nord non può essere perfetta per il Sud. A occhio, nelle due ultime occasioni (l’unità d’Italia e il federalismo fiscale) quando hanno proposto al Sud come “bellissimi” certi progetti non è andata proprio benissimo. Pensiamo a quello che dicevano e facevano contro chi era contrario a unità&federalismo e pensiamo ai danni che il Sud ha subito (colonizzazione e furto -ancora in corso- di 850 miliardi di euro in circa 20 anni). Potremmo trovare migliaia di articoli e saggi di storici o opinionisti più o meno famosi e che, al grido di “siete borbonici, neoborbonici o terronisti”, sputavano e sputano fango su chi aveva e ha dubbi. A occhio, possiamo capire chi magari in buona fede pensa che anche alle regioni del Sud potrebbe convenire avere più poteri ma non possiamo non considerare che abbiamo classi dirigenti (ancora) subalterne e che per una buona gara si deve partire ad “armi” (e diritti) pari e da 160 anni il Sud ha la metà dei diritti, dei servizi e delle infrastrutture del resto dell’Italia e un gettito fiscale che non consentirebbe mai di ridurre queste differenze.
In sintesi, allora, i poteri politici ed economici italiani hanno deciso di abbandonare la zavorra-Sud concedendo, al limite, il solito pizzico di assistenzialismo passivo e “passivizzante”. Gli stessi poteri hanno deciso di far decollare solo il Nord e non è affatto un progetto nuovo (fu la Fondazione Agnelli a parlare per prima di “padania” negli anni ’90). E non si tratta (solo) della Lega ma di tutti i partiti, PD in testa, intellettuali al seguito, gli stessi intellettuali che in queste ore stanno cercando si indorare la pillola con proposte di regionalismo meno “spinto” ma ugualmente e subdolamente dannoso per il Sud. Ricordiamo tutti la storia dell’asino venduto come magico al suo vecchio padrone (“Rafanié, fatte accattà ‘a chi nun te sape”). In tanti, però, non sono più disposti a subire danni e beffe e dobbiamo continuare a lavorare per fare crescere il loro numero e iniziare (finalmente) a rappresentare e a difendere il Sud.
Gennaro De Crescenzo

PS Soluzioni e battaglie? Denunciare, divulgare e (come neoborbonici e con Il Nuovo Sud) daremo una mano a M24A a a Pino Aprile sulla legge di iniziativa popolare per l’abrogazione TOTALE del regionalismo.

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