Di Emilio Caserta

Ha fatto molto discutere in queste ore un post del Ministro del Sud, Mara Carfagna, specialmente per chi come noi si ritrova sul fronte meridionalista da decenni, vivendo quotidianamente i drammi della nostra gente che sempre di più non arriva a fine mese (e non è uno slogan politico). La stessa gente che da 160 anni è costretta a partire (a milioni) e a lasciare la propria terra per un destino migliore, rassegnata al fatto che quei fiumi di promesse, sulle passerelle politiche di una fantomatica “risoluzione della questione meridionale” da parte delle istituzioni di turno non diverranno mai realtà (ultimo il premier Draghi contestato pochi giorni fa a Napoli).

Un Paese fatto di tante chiacchiere e pochi fatti e quei pochi tutti a danni del Sud.

Abbiamo sconfitto il finto meridionalismo rivendicativo e disfattista – troviamo scritto sulla pagina facebook del ministro molto contestato tra i commenti –  Abbiamo lavorato per affrontare e risolvere i problemi, anziché usarli per fare propaganda: questa è la cultura di governo di Forza Italia ed è cosí che stiamo riportando il Sud allo sviluppo“.
Ci complimentiamo con il ministro perché ci vuole un bel “coraggio politico” a scrivere tali parole.
Il problema di questo tipo di politica che perde sempre più consensi tra la popolazione (mai registrato un astensionismo così alto alle urne), è il totale distacco dalla realtà: lo sentiamo anche nelle parole di premier e ministri in questo periodo sulla crescita del PIL o magari sull’invio di armi con il “consenso di tutti i cittadini”.
Basta d’altronde vedere come questo tipo di politica segua semplicemente il vecchio schema del “ “dividi e comanda“: si crea un nemico sul fronte pur di evitare di risolvere la vera causa del problema che “saremo felici di lasciare ai posteri”: un tempo i nemici erano i terroni (evitando di risolvere la questione meridionale), poi sono diventati gli immigrati (costretti a partire da una terra che l’occidente ha contribuito a far diventare invivibile), poi vennero i negazionisti e magari i no vax, ora magari lo sono i cittadini russi (come popolo di certo non responsabile delle decisioni politiche). Un nemico sul fronte che porta paura e quindi consensi.

Meglio attaccare i finti meridionalisti che risolvere la questione meridionale, allora. Un (ennesimo) governo (tecnico) che mai nella storia degli ultimi 70 anni ha avuto consensi così bassi. Meglio aumentare la spesa militare al 2%, piuttosto che aiutare i cittadini a sopravvivere; si preferisce (seppur per certi versi giustamente), aiutare chi scappa dalla guerra, ma non seguendo la politica del “padrone di casa esci fuori”, con un peso fiscale mai così alto, senza gli incentivi promessi dai governi negli ultimi due anni e con bollette senza precedenti. Per aiutare gli altri, i cittadini dovrebbero essere messi nelle migliori condizioni possibili, ed invece il caro vita è sempre più “caro”, con migliaia di imprese costrette a chiudere, perché non messe nelle condizioni favorevoli di lavorare; altro che “condizionatore acceso o la pace“, l’Italia è in uno stato di “guerra” e di “emergenza” da due anni e sembra non abbia proprio intenzione di volerne uscire.

Gli ultimi dati Istat parlano di 26mila cittadini napoletani che hanno lasciato la città nell’ultimo anno (scendendo sotto il milione), per non parlare di tutto il Mezzogiorno. Oltre 2 milioni di meridionali sono partiti negli ultimi 20 anni e mai come in questo periodo così catastrofico (tra guerre che “cerchiamo di fomentare” con l’invio di armi e pandemie gestite malissimo, pochi giorni fa un membro del CTS rivela che non tutte le scelte chiusuriste prese in questi due anni sono state utili), questi numeri sono destinati a salire non essendoci prospettive reali sul futuro del Sud e dell’Italia intera.
I meridionali più che leggere un post che attaccava il meridionalismo, finto o vero che fosse, avrebbero preferito leggere: “Abbiamo bloccato l’emigrazione meridionale dopo 160 anni; abbiamo finalmente istituito i Lep (livelli essenziali delle prestazioni), che garantiscono ai cittadini di nord, centro e Sud gli stessi servizi e possibilità di sviluppo“.
Avremmo preferito magari leggere: “Abbiamo restituito i 57 miliardi di euro tolti ai meridionali del Recovery Fund, facenti parte di quel 68% che spettava ai meridionali, mentre il governo precedente aveva assegnato solo il 40%, che per interdipendenza con il Nord, sarebbe diventato il 15%. Abbiamo superato la spesa storica, messo finalmente da parte l’autonomia differenziata a favore del Nord – che a quanto pare è non ha mai abbandonato i tavoli politici nordisti –  Stiamo creando impianti al Sud per future competizioni internazionali e mondiali, l’Expo, ed ogni modo possibile per sviluppare il territorio, giacchè abbiamo investito in porti, aeroporti, ecc.
Non un solo meridionale lascerà più questa terra“.

Presenti in foto anche il “famoso meridionalista” Renato Brunetta, che qualche anno fa affermò: “Se non avessimo Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta, e altre tre o quattro conurbazioni, l’Italia sarebbe il primo paese d’Europa”. “La conurbazione Napoli-Caserta è un cancro, un cancro sociale, un cancro culturale, etico“. Per non parlare dell’altra grande meridionalista Maria Stella Gelmini, che da ministro dell’Istruzione qualche anno fa ebbe il coraggio di cancellare gli autori meridionali dal programma scolastico della letteratura italiana.
Insomma, dobbiamo ringraziare il meridionalismo quello vero, rappresentato da Forza Italia, se il Sud ha “ricordato la sua storia”, ha “valorizzato la sua cultura e le sue ricchezze”, il Sud è tornato al centro del Mediterraneo (nella testa dei nostri cari politici).