La pandemia ha reso cieco l’avido ed ha cambiato inesorabilmente la vita di tutti, nessuno l’ha scampata, qualcuno, purtroppo, si è fermato per sempre, altri invece, come spesso accade nelle grandi tragedie, ne stanno beneficiando.
Una pausa di riflessione sulla nostra responsabilità era doverosa ma non abbiamo mai avuto il tempo o il coraggio di scegliere il momento adatto ed allora la madre del tutto ci ha pensato: la natura.
Era tempo che la responsabilità ci voleva a sé e oggi ci impone di provare a capire cosa sia successo, cosa abbiamo sbagliato e cosa occorre fare per evitare che tutto ciò accada nuovamente. La vita, quella che esisteva ieri, non sarà più uguale per nessuno. Le tante morti, la sofferenza, il dolore e la paura, oggi, ci hanno donato una conoscenza che la nostra generazione ignorava, quella generazione che fortunatamente si è salvata dalla grande guerra e che, seppur l’abbia letta, non l’ha compresa. Tutto questo era già scritto tra le righe del passato e non l’abbiamo capito o, forse, per pura avidità l’abbiamo volutamente ignorare.
Il futuro è fermo e stenta a partire, gli errori commessi ci hanno traghettato fino a questa cruda realtà: la pandemia.
Il domani è solo nelle nostre mani, abbiamo il dovere, l’obbligo di correggere gli errori fatti e solo una nostra scelta responsabile deciderà il futuro di chi ancora non c’è, occorre reagire per il meglio e scegliere una politica saggia che guardi al futuro per il bene del collettivo per dare continuità alla vita.

L’Italia è ferma da un anno, messa in ginocchio da un virus e dalle conseguenze di un classe politica inadeguata e che ci ha assediato negli ultimi 20 anni.

La fragilità economica di un sistema-paese, che continua a perdere produzioni sane con conseguenti perdite della sana distribuzione del reddito e della ricchezza, sta mettendo in ginocchio e a rischio il futuro della nostra democrazia.
Poco importa se in Italia la produzione industriale muore e non tutti ne comprendono le conseguenze. In un paese così fragile, smembrato nell’industria, nelle radici su cui si fonda la democrazia “lei” continua a resistere, sfidando il paradigma dell’incoerenza che storicamente l’ha dipinta per sottometterla: Napoli.
Napoli lotta e continuerà a farlo anche da sola, lotta contro l’avidità, il sistema, contro l’ignoranza di “pseudo politici” incapaci di amministrare anche un piccolo condominio.
Napoli e nel caso specifico i lavoratori della Whirlpool, una vertenza cruciale, simbolo di riscatto non solo per la città ma per l’intero Paese, nonostante tutto, continua a resistere.
Napoli ha scelto di non essere complice con il silenzio, si è imposta con carattere e determinazione riconoscendo a proprie spese la strada giusta da percorrere, tirando a sé parti sociali e politica sulla retta via, indicando la strada della coerenza e dell’onestà.
Un “no grazie” all’ennesima truffa messa sul tavolo è la risposta dei lavoratori al fallimento storico delle riconversioni industriali nate per mascherare chiusure di realtà produttive, Napoli non vuole elemosine ma lavorare.
La pandemia oggi mette in risalto la fragilità del sistema produttivo ma anche il volto della vera resistenza di coloro che vogliono cambiare le sorti di questo Paese, pochi uomini e donne stanno sfidando lo strapotere di una multinazionale mettendola nel sacco, dimostrando al Paese intero che il cambiamento è possibile partendo proprio dal basso. Napoli non molla e lo fa con dignità e coerenza e con noi lavoratori, da sempre costruttori di legalità.
E aveva ragione Pietro Calamandrei: “Una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica”.