Dopo un secolo in cui la canzone napoletana classica è stata analizzata in maniera superficiale e poco scientifica (tranne in casi isolati), finalmente si affaccia alla scena un nuovo filone di studi che considera il grande patrimonio musicale napoletano non solo tarantelle e folklore, ma oggetto di ricerca degno di nota. Il Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno ha annunciato la realizzazione del primo master italiano su “Canzone e lingua napoletana”. Contemporaneamente la Fondazione Roberto Murolo porta avanti convegni, ricerche e pubblicazioni scientifiche sul tema. Il master avrà la direzione del musicologo Pasquale Scialò e sarà attivo nell’Anno Accademico 2015-2016. Le domande di ammissione dovranno essere presentate entro il 6 luglio (per saperne di più www.consalerno.com). Spazio non solo alla musica e al canto, ma anche a moduli formativi sulla lingua napoletana. L’utilizzo della lingua e l’interpretazione della canzone sono tra i temi affrontati all’ultimo convegno della Fondazione Murolo. “Quella di Murolo è stata una lezione importantissima”, afferma Enrico Careri, docente di Musicologia e storia della musica presso il dipartimento di Studi umanistici della Federico II, nonché coordinatore del Centro studi della Fondazione Roberto Murolo. “Gli artisti e gli intellettuali che si riunivano nella casa di Ernesto Murolo, sostenevano, tra le altre cose, che la canzone non va “alluccata”, perché l’effetto avrebbe conseguenze sulla comprensione del testo”. “La maggior parte degli studi sulla canzone napoletana”, spiega il musicologo Giorgio Ruberti, “parte dai testi, dalla letteratura, dalla poesia, mentre noi stiamo facendo un lavoro analitico molto interessante dal punto di vista musicale, soffermandoci su autori come Costa, De Leva, Tosti”.

Domenico Matania