Galleria Umberto

Galleria Umberto

MARANO – Non solo dolore, quello provato da familiari e amici ai funerali di Salvatore Giordano, il ragazzo 14enne morto il 9 luglio, dopo essere stato colpito dal crollo di una parte del cornicione della Galleria Umberto I di Napoli. Anche rabbia, indignazione e la ferma volontà di andare fino in fondo per accertare colpe e responsabilità sull’accaduto. «Adesso qualcuno dovrà spiegarci come sia stata possibile una simile tragedia – dicono gli amici – non si può morire in questo modo per una passeggiata al centro».
I funerali si sono tenuti nel pomeriggio di ieri allo stadio comunale di Marano in via Falcone. Circa cinquemila persone riunite per l’ultimo saluto a Salvatore: Il rito funebre è stato concelebrato da dieci sacerdoti, tra cui anche l’ex parroco di Forcella don Luigi Merola (che aveva dichiarato «il colpevole sia individuato presto» e che «ci sia un risvolto serio affinché si faccia giustizia»). Presenti, oltre al sindaco di Marano Angelo Liccardo, diversi membri delle amministrazioni di Villaricca, Calvizzano e Qualiano. Presente anche Francesco Nicodemo della segreteria del presidente del Consiglio Matteo Renzi. La commemorazione si è svolta con tante corone di fiori bianchi e palloncini disposti intorno alla bara bianca e con alcuni striscioni esposti sugli spalti («Sei lassù, ma sei sempre con noi. Qualche volta vienici in sogno, abbracciaci e sorridici! Ci mancherai»). I genitori, Margherita e Umberto, hanno assistito alla messa palesando compostezza e grande dignità: poche lacrime, un vuoto dilaniante che le parole non possono esprimere. La sorella e il fratello Antonio, anche loro vinti dal dolore, si sono stretti alle foto di Salvatore. Molte ragazze indossavano magliette bianche con la scritta “Sasy” mentre sugli spalti le donne recitavano il Rosario. Alcuni palloncini argentati sono stati innalzati per comporre la frase “Sasy vive”. Un messaggio al cielo, il desiderio vano di trattenere a sé una vittima innocente, un’anima pura che ha anteposto l’incolumità dei suoi amici alla propria salvaguardia personale. Un esempio. Un eroe, come lo definiscono i compagni di scuola (su uno striscione si legge: «Riposa in pace, piccolo, grande eroe»). Ma la forte commozione è stata affiancata dalla straziante consapevolezza che una vita si è spenta per cause e responsabilità ignote: i genitori di Salvatore reclamano a gran voce giustizia, affinché si faccia luce sul tragico evento che ha sconvolto l’intera comunità cittadina. I loro legali, Angelo e Sergio Pisani, hanno parlato di «tragedia che poteva e doveva essere evitata». Il sindaco de Magistris dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi in risposta alle forti esternazioni dei parenti del povero Salvatore («Non sono colpevole della morte di Salvatore» e definendo le illazioni sulle responsabilità del Comune di Napoli come «veleno immesso nella nostra città») ha motivato, in una nota su Facebook, la sua assenza ai funerali: «La decisione di non prendere parte alle esequie del piccolo Salvatore è per me molto dolorosa. Questa tragica morte, infatti, ha sconvolto tutta la comunità napoletana». «Eppure la canea mediatica – prosegue il sindaco – sollevatasi in queste ultime ore non può fare escludere che la mia presenza possa provocare turbamento in un giorno in cui la comunità si stringe in questa cerimonia drammatica». Ha poi concluso scrivendo «Ritengo pertanto che la non partecipazione sia una forma di rispetto verso gli stessi, sebbene forse superficialmente non comprensibile. Oggi non deve esserci spazio per nessuna altra emozione che per il dolore dei familiari verso cui, prima di tutto da genitore, nutro la più assoluta vicinanza. Ne ritengo si possa fare il paragone con altre tristi circostanze, che mi hanno visto presente, in quanto il presupposto stesso della mia odierna assenza – cioè il dubbio di provocare un turbamento – allora non sussisteva. È una questione di sensibilità, umana e politica: anche il solo dubbio di imporre la mia presenza, in un momento già così tragico, è sufficiente ad escluderla». A Napoli e Marano è stato proclamato il lutto cittadino. In un comunicato inviato dal legale della famiglia di Salvatore è arrivata puntuale la risposta: «Incomprensibili le dichiarazioni del sindaco e poco coraggiosa la scelta di non partecipare ai funerali di una vittima innocente». Infine il tono diviene provocatorio: «Non si comprende poi perché quando si chiede “paghino anche i potenti” il sindaco si ritiene chiamato in causa». Ora la lenta macchina della giustizia si è messa in moto: i pm Stefania Di Dona e Lucio Giugliano hanno aperto un’inchiesta per far luce sulle responsabilità e le competenze della manutenzione di quel cornicione da cui sono caduti i calcinacci letali. La Procura ha spiccato 45 avvisi di garanzia indirizzati ad alcuni funzionari dell’ufficio tecnico comunale e agli amministratori e proprietari dei locali siti nella parte della galleria interessata dal crollo. I reati ipotizzati sono di omicidio colposo e crollo colposo. In queste circostanze le parole pronunciate nell’omelia per Salvatore da don Costantino Rubini, parroco della Chiesa dello Spirito Santo Nuovo di Marano, servono ad indicare a chi di dovere la via maestra, il sentiero da intraprendere per far sì che certe tragedie non si ripetano: «In questi momenti viene da dire che la morte possa servire a qualcosa. Io vorrei dire un’altra cosa: che, per il modo in cui Salvatore è morto, quanto è accaduto possa servire a qualcuno, non a qualcosa». In conclusione ha aggiunto: «Salvatore, in questi lunghi giorni, con affetto è stato chiamato in tanti modi: un eroe, un angelo. Io vorrei indicare anche un altro modo: Salvatore è vissuto da ragazzo ma è morto da uomo». Sì, un piccolo grande uomo che l’altruismo, la bontà e l’estremo sacrificio hanno reso un eroe. Ma l’interrogativo qui si fa pressante, struggente: perché attendere ogni volta che si compia la tragedia per riconoscere e celebrare un nuovo eroe? La fatalità va combattuta con la prevenzione. La sicurezza del cittadino non può essere messa in secondo piano, per nessuna ragione. Perché quello di Salvatore Giordano sia solo l’ultimo nome di una macabra lista di vittime sacrificali che vorremmo non aver mai redatto.

Mercoledì 16 Luglio 2014
Dario Di Pascale

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