Dopo quella della Biblioteca dei Gerolomini una nuova bolla mediatica è scoppiata a fine agosto, quella dei libri dell’Istituto italiano per gli Studi filosofici. L’avvocato Gerardo Marotta, 87 anni, un amministrativista specializzato in espropri, fondatore dell’Istituto, ente privato nato nel 1985 e finanziato massicciamente con denaro pubblico, minaccia di trasferire in un capannone di Casoria 200mila libri. Motivo: la Regione Campania non può più pagare i fitti mensili per circa 200mila euro degli appartamenti in uso all’Istituto stesso per custodire i libri. Sui mass-media, Marotta si è scatenato in una serie di invettive contro la città ed i suoi amministratori, accusati di irriconoscenza verso l’opera svolta dall’Istituto. “Napoli non mi ha dato niente… ha soltanto paura dell’Istituto”, ha detto. (Corriere del Mezzogiorno, 23.8.2012). Sono stati proprio i mass-media, in un misto di ignoranza e convenienza (per i consistenti investimenti pubblicitari dell’Istituto), a creare il mito dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici. Adesso, di fronte alla minaccia dell’avvocato neo-giacobino, gli accenti melodrammatici hanno abbondantemente superato il limite del ridicolo. “Gerardo Marotta – ha scritto la radical-chic Januaria Piromallo su “Il Fatto Quotidiano” (28.8.2012) – si batte come un leone per non finire martire della sotto-cultura napoletana”. L’Istituto di Marotta viene definito “un monumento della nostra cultura”, “un’accademia che tutto il mono ci invidia”. Nel coro conformista ha fatto eccezione lo storico Giuseppe Galasso, peraltro crociano e con le stesse appartenenze dell’avvocato Marotta, che ha precisato ai giornalisti che avevano parlato di “libri di Croce e di Vico negli scatoloni” che “i libri di Croce sono ottimamene conservati e consultabili nella sua biblioteca” (all’Istituto Croce, n.d.r.) e che “quelli di Vico si sa che non li ha ereditati, in sostanza, nessuno”. Galasso ha anche ricordato che della Biblioteca di Marotta “non abbiamo, a quanto ci risulta, un catalogo che dia una chiara idea del suo contenuto”, e che a Napoli vi sono numerose altre importanti biblioteche. Tirata in ballo pesantemente da Marotta e dalla sua lobby mediatica, la Regione Campania ha reagito alla fine con qualche cifra: nel 2008 la giunta Bassolino spese 4 milioni e 128 mila euro per l’acquisto di un immobile a Piazza S. Maria degli Angeli da destinare a sede della Biblioteca dell’Istituto. Un accordo di programma stipulato nel 2004, ancora dalla giunta Bassolino, con il Ministero dell’Istruzione “prevedeva un importo complessivo di 8 milioni di euro in favore dell’Istituto” (Ansa, 23.8.12). “Tale accordo ha quasi completamente esaurito la propria attività – hanno precisato in un comunicato congiunto gli assessori alla cultura, Caterina Miraglia, al Demanio e Patrimonio, Ermanno Russo, al Governo del territorio, Marcello Taglialatela, ed alla Ricerca, Guido Trombetti – resta in questo momento sospesa una quota di circa 1 milione di euro per attività che l’Istituto dichiara di aver realizzato (….) e che la commissione di monitoraggio presso il ministero dichiara di non poter valutare perché mancano (per stessa ammissione dell’Istituto), le relative quietanze di pagamento” (Ansa, 23.08.12). La gestione privatistica delle risorse pubbliche destinate alla cultura ed intercettate massicciamente da decenni, contraddistingue la borghesia liberale di Napoli e del Sud. I Marotta, i Barracco, con i loro Istituti e le loro Fondazioni si autoidentificano con la cultura napoletana come i loro antenati ideologici giacobini si autoidentificavano con la Nazione. Attenti molto più all’Inner Circle, che non al Paese reale, vivono del consenso della piccola cerchia di intellettuali di riferimento e di giornalisti divisi tra superficialità (mai c’è stata un’inchiesta su che cosa abbia prodotto scientificamente l’Istituto di Marotta) ed opportunismo.
Nel 1983 l’Istituto per gli Studi Filosofici ottenne in uso gratuito Palazzo Serra di Cassano dall’allora ministro dei Beni culturali Enzo Scotti. Da allora ha goduto di enormi finanziamenti statali e regionali. Una legge finanziaria stanziò 9 miliardi di vecchie lire per l’Istituto di Marotta. Erano gli anni in cui Paolo Cirino Pomicino era l’onnipotente presidente della Commissione Bilancio della Camera (1983-1987), trasformata nello snodo obbligato dei finanziamenti statali. Nel 1999 l’avvocato Marotta, nominato presidente del Comitato per le celebrazioni dei 200 anni della repubblica giacobina del 1799, ricevette 2 miliardi di vecchie lire di finanziamenti. Il rendiconto – nonostante le reiterate richieste del Comitato per le Verità Storica, composto da studiosi indipendenti italiani e stranieri, e del Movimento Neoborbonico – non è mai stato reso noto. Con la stessa logica l’avvocato Marotta pretende oggi che venga risolto il problema della sua Biblioteca e si oppone alla collocazione dei libri nella sede di Piazza S. Maria degli Angeli con il pretesto che in essa confluirebbero anche volumi di proprietà della Regione Campania. Il controllo, dunque, non sarebbe esclusivo e totale, così come è stato in 37 anni di attività dell’Istituto per gli Studi Filosofici. Per quest’ultimo, invece, al di là dei polveroni mediatici, sarebbe davvero l’ora dei bilanci pubblici. Quelli sugli enormi finanziamenti ricevuti, e quelli scientifici. Quanti studiosi e ricercatori ha formato l’Istituto di Marotta? Quali ricerche ha prodotto e pubblicato? Quali pubblicazioni di rilievo ha edito, oltre ad una lunga serie di ristampe e di atti di convegni? (LN55/12)
DUE SICILIE: SU FRANCE 2 LA REGINA MARIA CAROLINA ED IL REGNO DI NAPOLI
La Regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena (1752-1814), moglie di Ferdinando I di Borbone-Due Sicilie, è stata protagonista di un film-documentario (“Marie-Caroline de Naples”) trasmesso dalla Tv francese France 2 il 28 agosto, nell’ambito del programma Secrets d’Histoire curato dal giornalista Stéphane Bern. La forte personalità di Maria Carolina sorella maggiore di Maria Antonietta, sfortunata moglie del Re di Francia Luigi XVI, decapitato dai rivoluzionari nel 1793, è stata descritta da studiosi francesi non senza qualche esagerazione e cedimento al pettegolezzo, a danno del rigore scientifico, ma il giudizio complessivo che lo spettatore ricava dal programma è quello di una figura eminente della storia. A fare da sfondo al programma c’è la descrizione del Regno delle Due Sicilie come di “un regno prestigioso”, “il più bello e fastoso d’Europa” e di Napoli come della “terza città d’Europa nel XVIII secolo”. Nelle immagini, il narratore Stéphane Berne attraversa stupefatto i Palazzi reali di Caserta (“che poteva rivaleggiare con Versailles”), di Capodimonte, di Napoli. Verità ancora ignorate dai politici meridionali, misconosciute dai governi nazionali, ma riconosciute da France 2. Non manca qualche clamorosa sciocchezza, ma è riconducibile agli italiani interpellati. Il prof. Luigi Mascilli Migliorini, docente all’Università “L’Orientale” afferma che “i napoletani sono un po’ tutti figli del ‘99”. Devono essergli sfuggiti gli oltre 60 mila napoletani massacrati nel 1799 dai giacobini e le altre migliaia che rifiutarono in toto le idee del 1799 partecipando alla vittoriosa riconquista del Regno con i volontari del Cardinale Ruffo. (LN55/12)
DUE SICILIE: NUOVA COLLANA DI OPUSCOLI DEL GIGLIO
Una nuova collana di opuscoli a stampa viene pubblicata dall’Editoriale Il Giglio. La collana, “Quaderni di documentazione e ricerca”, propone materiali di formazione sulla storia e le istituzioni del Regno delle Due Sicilie presentati durante Convegni ed iniziative organizzate dal Giglio, come la Festa Onomastica di S.M. il Re Ferdinando II. I testi sono di lettura agevole, ma corredati da note e con informazioni bibliografiche per favorire gli approfondimenti. Si tratta di un nuovo strumento per la battaglia delle idee a costi ridotti (per i Soci del Giglio € 5,00).
I primi tre opuscoli pubblicati sono: “Briganti del Re. Resistenza antiunitaria e legittimisti nelle Due Sicilie”; “Quando il Sud era libero e forte. I primati del Regno delle Due Sicilie”, e “Il Buon governo napoletano”. Altri ne seguiranno, mettendo a disposizione di chi si batte per la memoria delle Due Sicilie nuovi contenuti. (LN55/12).
TRADIZIONE: BRASILE, VESCOVI E SACERDOTI A CONGRESSO SUL RITO TRIDENTINO
Il Brasile, Paese dove si concentra il più alto numero di cattolici del mondo (145 milioni), si prepara ad una ulteriore diffusione della Messa in rito romano antico, detta gregoriana o tridentina, con il III Encontro Summorum Pontificum, che si terrà dal 10 al 14 settembre a Salvador da Bahia. Vi parteciperanno cinque Vescovi, tra i quali il Primate del Brasile, Dom Murilo Sebastião Ramos Krieger SCJ, Arcivescovo di Salvador, che aprirà i lavori del congresso lunedì 10 settembre alle 19.30 nel Centro de Treinamento dos Líderes ad Itapuã, decine di sacerdoti che celebrano il rito romano antico, alcuni dei quali hanno costituito in Brasile il Coetus Sacerdotalis Summorum Pontificum, e laici che assistono abitualmente al rito tradizionale. Tra i relatori figurano l’amministratore apostolico dell’Amministrazione Apostolica personale São João Maria Vianney (Campos, Stato di Rio de Janeiro), Dom Fernando Arêas Rifan, il Vescovo di Garanhuns (Pernambuco), Josè Monteiro Guimarães CSSR, componente del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica, i Vescovi ausiliari di Salvador, Dom Gilson Andrade da Silva, e Dom Grégorio Paixão, OSB, il Vescovo ausiliare di Aracaju (Sergipe) Dom Henrique Soares da Costa. La sessione dedicata ad un bilancio dei cinque anni di applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, il 12 settembre, avrà come relatore il teologo e liturgista Don Nicola Bux, docente di liturgia orientale e teologia dei Sacramenti a Bari.
Il fatto che a Salvador, terza città del Brasile, si concentrino cinque Vescovi di importanti diocesi e decine di sacerdoti che celebrano il rito romano antico impressiona più un osservatore europeo – che ricorda gli anni della “teologia della liberazione” e le posizioni filocomunista della CNBB, la Conferenza episcopale brasiliana, negli anni ‘80 e ‘90 – meno i sacerdoti della nuova generazione, che non hanno pregiudizi verso la Messa tridentina, a differenza di quelli formati nei Seminari subito dopo il Concilio Vaticano II, ma, al contrario, ne sono attratti anche come antidoto allo slittamento verso il protestantesimo delle messe celebrate con il Novus Ordo nel grande Paese latino-americano. “Stiamo aumentando – dice a Lettera Napoletana uno degli organizzatori del congresso di Salvador, Dom Samuel Brandão de Oliveira MSC, viceparroco a Fortaleza e redattore del blog “Subsidios Liturgicos” – e l’interesse per la Messa gregoriana aumenta tra giovanissimi, che assistono emozionatati al rito e poi postano su Facebook le foto della celebrazione con i loro commenti”.
A São João Batista do Tauape, grande Parrocchia dell’omonimo quartiere di Fortaleza, la metà dei partecipanti alla messa gregoriana della domenica è composta da ragazzi e ragazze che hanno meno di 20 anni ed hanno costituito un’associazione per la diffusione della Messa tradizionale. Molte tra le grandi città del Brasile, tra le ultime São Luis, capitale dello Stato del Maranhão, dispongono di almeno una Messa festiva in rito antico, mentre a San Paolo, ne vengono celebrate otto, e tre a Rio de Janeiro (Cfr. Tradizione: cosi la Messa di San Pio V avanza in Brasile LN 44/11). (LN55/12)
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