In occasione dei 150 anni esatti dal plebiscito che il 21 ottobre del 1860 sancì l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia e l’inizio di questioni meridionali prima sconosciute, il Movimento Neoborbonico ha  inviato alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea un fascicolo con notizie e documenti relativi allo svolgimento dello stesso plebiscito.
Proprio nell’anno delle celebrazioni ufficiali della nascita dell’Italia (finora caratterizzate dall’assenza di ricerche e dibattiti e dalla consueta e costosa retorica di sfilate e discorsi), è sempre più necessario ritrovare la verità storica e in questo senso si richiede l’intervento di un organo internazionale per evidenziare una verità per troppi anni mistificata o cancellata.
Al plebiscito ingiustamente celebrato con l’intitolazione della piazza più importante dell’antica capitale, infatti, partecipò solo il 19% degli già esigui aventi diritto, votarono, come risulta dalle cronache del tempo, “anche più volte garibaldini, stranieri, donne e bambini”, il voto era palese e “controllato” dalla camorra locale (numerosi gli episodi di minacce e incidenti, come risulta dai documenti della Polizia del tempo), interi comuni non parteciparono al voto mentre era già scoppiata una vera e propria guerra civile (l’inizio del cosiddetto “brigantaggio”) e il legittimo re Francesco II (con il suo legittimo esercito) erano ancora nei confini del Regno. L’ammiraglio inglese George Rodney Mundy, osservatore esterno, dichiarò, nel suo diario: “Un plebiscito a suffragio universale regolato da tali formalità non può essere ritenuto veridica manifestazione dei reali sentimenti di un Paese”.
Per questi motivi il Movimento Neoborbonico si è appellato alla Corte di Lussemburgo per favorire la revisione dei risultati del plebiscito e ottenere anche un contributo nell’ambito dell’attuale dibattito sul “Risorgimento” e sui futuri assetti federalistici dell’Italia.
Napoli, 21 ottobre 2010        
 
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