A proposito delle dichiarazioni del Cardinale Angelo Bagnasco sulle celebrazioni per i 150 anni dell’Italia unita. Nelle sue recenti dichiarazioni in merito alle celebrazioni dei 150 anni dell’Italia unita, il Cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, sottolineando l’importanza delle celebrazioni stesse, ha affermato che «l’unica cosa che dobbiamo temere è una cattiva ricerca storica, una propaganda ideologica, di qualsiasi segno, spacciata per verità storica».

Non possiamo che associarci ai timori espressi dal Card. Bagnasco per la cattiva storiografia che spaccia per verità storica la propaganda ideologica, pensando alla retorica risorgimentalista che da 150 anni nasconde che il processo di unificazione nazionale, probabilmente necessario se correttamente attuato, fu realizzato con la violazione dei confini di Stati sovrani, come quello Pontificio, e l’annessione forzata dei loro territori, e con l’invasione armata di un Regno legittimo come quello delle Due Sicilie.

Come non essere d’accordo con Sua Eminenza, pensando ad una storiografia che ha sempre sorvolato sul massacro, documentato all’epoca anche dalla rivista dei padri gesuiti “La Civiltà Cattolica”, di centinaia di migliaia di persone definite opportunisticamente “briganti”, o sul saccheggio e la distruzione di interi paesi e sulle violenze commesse dalle truppe piemontesi contro le popolazioni civili. Una storiografia che ha sistematicamente evitato di ricordare la profanazione e la spoliazione di chiese e monasteri, o l’arresto e l’esilio forzato di centinaia di sacerdoti e di Vescovi, primo fra tutti il vescovo di Napoli Riario Sforza.

Come non condividere le giuste preoccupazioni per una ricerca storica tanto cattiva da non riconoscere che lo scopo principale dei rivoluzionari risorgimentali era la cancellazione della vera identità dei popoli italiani, che era prima di tutto cattolica, per sostituirla con un’identità falsa, ispirata ai principi del laicismo massonico, e che il vero nemico dei liberali che “fecero l’Italia”, in gran parte massoni e atei, era la Chiesa Romana e, per conseguenza, tutti gli Stati ed i regnanti che ne difendevano valori e principi, in testa il Regno delle Due Sicilie e la dinastia Borbone.

Una storiografia che ha preferito costruire miti come quello di Giuseppe Garibaldi, protagonista di altre recenti celebrazioni, che definì il beato Papa Pio IX “un metro cubo di letame” e che ideò il progetto di deviare il corso del Tevere per sommergere la basilica di San Pietro, simbolo di quella Chiesa che considerava “la più nociva fra le creature e un ostacolo al progresso umano, alla fratellanza fra gli uomini e popoli”.

Non per nulla, la rivoluzione risorgimentale riscosse l’ostilità dei Papi, a partire da Pio IX che comminò la scomunica ai Savoia, promotori dell’attacco alla Chiesa culminato a Porta Pia.

Considerando fondati i timori del Cardinale Bagnasco, i Movimenti cattolici e neoborbonici, ritengono che proprio in occasione delle prossime celebrazioni, nell’ottica della necessaria edificazione di un’identità nazionale rimasta lacunosa e fallimentare, sia doveroso ricostruire finalmente la verità storica anche nei suoi passaggi più dolorosi e finora sconosciuti, senza perseguire retoricamente e inutilmente memorie tutt’altro che condivise e sempre più smentite da una nuova storiografia, non ufficiale ma certamente scientifica e documentata.

 

 

Movimento Neoborbonico, Napoli

Editoriale Il Giglio, Napoli

Fraternità Cattolica, Napoli

Alleanza Etica, Palermo