Due Sicilie: in Abruzzo due giorni in ricordo di Josè Borjes. Il generale spagnolo Josè Borjes (1813-1861) è stato ricordato il 7 ed 8 dicembre in Abruzzo con un convegno di studi, cerimonie ed una messa di suffragio. A Carsoli (L’Aquila) il 7 dicembre un convegno, aperto dal saluto del sindaco dott. Mario Mazzetti, si è svolto nell’aula consiliare del Comune con la presenza di studiosi, appassionati di storia delle Due Sicilie, legittimisti, e di numerosi esponenti del Movimento Neoborbonico, tra i quali il prof. Gennaro De Crescenzo, Alessandro Romano, principale organizzatore della due giorni, ed il prof. Vincenzo Gulì. L’Editoriale Il Giglio ha partecipato alla due giorni con una propria delegazione.
 Il saluto della Comunión Tradicionalista di Spagna è stato portato dal dott. Guillermo Pérez, che ha tratteggiato la figura di Borjes come difensore della Cristianità e del potere legittimo.
“Fu l’anti-Garibaldi – ha detto – il modello di un guerriero cristiano contro un mercenario al servizio delle sette e dei potentati economici internazionali”.
L’8 dicembre, Festa dell’Immacolata Concezione, che era Patrona del Regno delle Due Sicilie, il sacrificio dell’eroe legittimista e dei volontari che lo seguirono nella sfortunata campagna in Calabria, Basilicata ed Abruzzi, è stato rievocato in due suggestive cerimonie. Alla Cascina Mastroddi, nel territorio di Sante Marie (L’Aquila), dove Borjes ed i suoi volontari furono sorpresi ed arrestati, si è svolto un alzabandiera davanti ai soldati borbonici del “13/esimo Lucania” ed ai briganti del gruppo “La Banda di Cartore” di Borgorose (Rieti), appartenuto fino al 1927 alla Provincia dell’Aquila, e del gruppo “Antica Terra di Frontiera”di Terra di Lavoro. Uno ad uno sono stati scanditi i nomi dei volontari carlisti spagnoli e dei volontari delle Due Sicilie, mentre il pubblico ripeteva: “presente”. Più tardi a Tagliacozzo, dove Borjes fu fucilato, divise borboniche e briganti hanno reso gli onori al generale spagnolo ed ai suoi compagni. Una Messa di suffragio è stata celebrata a Pietrasecca da Don Fulvio Amici.
Nato a Fernet, in Catalogna, nel 1813, Josè Borjes aveva partecipato giovanissimo alle guerre carliste, al fianco dei legittimisti schierati con Don Carlos, fratello di Ferdinando VII, contro i liberali che sostenevano Isabella. Rispondendo all’appello dei Comitati borbonici,nella notte tra il 13 ed il 14 settembre 1861 Borjes sbarcò con 18 volontari spagnoli e due napoletani nei pressi di Capo Spartivento, in Calabria. Dopo una coraggiosa campagna che lo vide più volte vincitore contro l’esercito piemontese enormemente superiore fu costretto a ritirarsi verso lo Stato Pontificio. Quando era arrivato, con pochi compagni, a sole quattro miglia dal confine, fu intercettato dai bersaglieri e fucilato senza processo l’8 dicembre 1861. Le foto dell’evento in ricordo di Borjes sono visibili sul sito dell’Editoriale Il Giglio, nel menu Galleria Foto (www.editorialeilgiglio.it). (LN 23/09)
 
 
 
 
 
 
 
SUD: PERCHÈ IL GRUPPO FS CANCELLA NAPOLI-MERGELLINA
Perché Trenitalia ha deciso il brusco declassamento delle stazioni di Napoli-Campi Flegrei e, soprattutto, di Napoli-Mergellina, gioiello dell’architettura del primo ‘900?
Il modo in cui si va delineando la ristrutturazione della Stazione Centrale, che dovrebbe concludersi a marzo 2010, consente di comprendere appieno le scelte del gruppo Fs, che ha come amministratore delegato l’ex segretario nazionale della Cgil-Trasporti Mauro Moretti.
La futura Stazione Centrale di Napoli ospiterà megastore e negozi ed esercizi di griffes dell’abbigliamento, pelletteria, ristorazione ed altro ancora. Primo ad aprire, il 10 dicembre, il “Feltrinelli Express”, esteso su un’area di 1.100 metri quadrati, con 25 mila titoli librari, 9 mila musicali, 4 mila di home-video. All’interno, un reparto alimentare di “agricoltura biologica”ed uno spazio giochi per i bambini. Il megastore della Feltrinelli è il terzo punto vendita a Napoli del gruppo, fondato dall’editore-guerrigliero comunista Giangiacomo Feltrinelli, e metterà a rischio la sopravvivenza di altre librerie locali, dopo quelle che hanno già chiuso negli anni scorsi.
Al centro del progetto di ristrutturazione di Napoli Centrale realizzato dalla Grandi Stazioni, società del gruppo FS incaricata di gestire le 13 maggiori stazioni d’Italia, c’è infatti l’obbiettivo di intercettare i 137 mila frequentatori giornalieri di Napoli centrale (50 milioni all’anno), considerati altrettanti potenziali consumatori. Napoli Mergellina (6 milioni 200 mila frequentatori all’anno) non può assicurare gli stessi ricavi, e dunque i treni Eurostar (quattro coppie) ed Intercity (otto) che vi transitavano sono stati spostati di autorità dal 5 aprile scorso a Napoli-Centrale. Proprio gli utenti degli Eurostar e dei treni a lunga percorrenza sono i potenziali consumatori più appetibili.
 Nulla interessa, invece, al gruppo FS, della storia e del valore architettonico di Napoli Mergellina, della sua collocazione a ridosso degli imbarchi per le isole del golfo, e per questo molto utilizzata dai turisti, della posizione strategica a occidente della città. Ancora meno interessa che il  restauro della Stazione di Mergellina, ultimato il 5 ottobre 2007 sia costato 2 milioni e 300 mila euro ai contribuenti. Alle proteste dei viaggiatori, Trenitalia ha risposto con imbarazzate giustificazioni di ordine “tecnico”, come la necessità di ridurre al minimo i rallentamenti dei treni ad Alta Velocità. Debolissima la reazione della classe politica locale, ancora una volta incapace di rappresentare gli interessi del Paese reale di fronte alla concentrazione affaristica di monopoli e potentati economici. E così Napoli-Mergellina, che fu inaugurata nel 1927, viene degradata da Trenitalia a semplice stazione della Metropolitana per non turbare il grande business che si sta allestendo alla Stazione centrale (LN23/09) 
 
 
DUE SICILIE: A FENESTRELLE SPOSTATA LAPIDE AI SOLDATI NAPOLETANI
 
La lapide collocata nella fortezza di Fenestrelle (Torino) per ricordare le migliaia di soldati dell’esercito delle Due Sicilie che vi furono deportati e vi morirono prigionieri è stata spostata. Collocata nel luglio 2008 sulla parete prospiciente una piccola chiesa, la lapide è stata recentemente trasferita in un stanzone al quale si accede lungo le rampe di scale che conducono ai vari livelli della fortezza, un luogo certamente meno visibile e meno degno.
A darne notizia è stata la signora Caterina Ossi, nota figura di tradizionalista veneta, che ha lanciato un appello affinché la lapide torni al proprio posto. La fortezza di Fenestrelle è di proprietà dell’Agenzia del Demanio, ed è stata affidata in custodia dal Demanio all’Associazione Progetto San Carlo-Forte di Fenestrelle onlus. È dunque al ministro al ministro delle finanze Giulio Tremonti ed all’associazione che gestisce Fenestrelle, che vanno indirizzate le richieste di una ricollocazione della lapide accanto alla chiesa dove aveva trovato posto. Lettera Napoletana si associa all’appello della signora Ossi. Le e-mail possono essere inviate al sito personale del ministro Tremonti (www.giuliotremonti.it) ed all’Associazione Progetto San Carlo (info@fortedifenestrelle.com) oppure si possono inviare fax alla stessa Associazione (0121-884682).
Progettata nel 1728 per ordine del Re di Sardegna Vittorio Amedeo II di Savoia, la fortezza militare di Fenestrelle, situata nell’alta Val Chisone, ha una superficie di 1 milione e 300 mila metri quadri e si trova a 1300 metri di altezza. In diversi periodi, come nel decennio di occupazione murattiana e dopo il 1860, Fenestrelle è stata prigione per i soldati napoletani che rifiutarono di arrendersi e di aderire all’esercito piemontese. (LN23/09)