Quando vedi la città di Napoli dal mare e la riconosci nelle sue colline… ti sembra di vivere un incantesimo che ti appaga più di un sogno. Quando approdi avverti l’inganno, l’abbandono, il degrado…
Ci troviamo in un quartiere di Napoli disagiato, alla fascia esterna della periferia cittadina, è parte del Comune di Napoli ma è anche il lembo sfaldato di una politica sociale cittadina alquanto carente: siamo a S.Giovanni a Teduccio. La rete sociale è attiva ma a volte rappresenta delle grosse difficoltà. Un gruppo di professionisti volontari crea uno “sportello Famiglia”, uno sportello “Ascolto” nel centro del quartiere, gli operatori sono psicologi, assistenti sociali ed educatori, lavorano con dedizione, costanza e professionalità. Si riuniscono periodicamente per discutere i casi che si presentano a loro, discutono in gruppo sulle soluzioni e – soprattutto – concordano di approntare dei momenti costanti di supervisione in gruppo degli operatori. Questa è una grande novità dal punto di vista personale ed un grande sostegno dal punto di vista professionale: nel gruppo di supervisione, tenuto dalle autrici, i singoli non solo si riuniscono e parlano delle loro difficoltà, ma hanno anche la opportunità di utilizzare il gruppo come un contenitore delle proprie  ansie ed angosce senza scadere nella sensazione depressiva dell’impotenza ad agire. Le situazioni degli utenti sono sempre pesanti per gli operatori, portano un vissuto di disagio e di poca possibilità di reagire dei soggetti. La maggior parte delle famiglie sono multiproblematiche: cioè presentano un mix di problemi a più livelli: livello socio-economico basso, un elemento della famiglia spesso in carcere, problemi di salute, problemi psicologici e di inserimento nel tessuto sociale; i bambini hanno problemi di apprendimento, alcuni addirittura non vanno a scuola. Nuclei familiari con problemi di violenza e di abuso fisico e psichico, genitori assenti o inconsistenti, disagio giovanile, dipendenze da sostanze ed altro ancora. Ed allora Anna Patrizia Caputo e Monica Vitolo hanno portato avanti questa esperienza di far crescere il gruppo, di farlo maturare, di creare all’interno degli operatori la consapevolezza che se da soli è difficile….insieme si può! L’Altro da Sé non è solo un diverso, può rappresentare per noi una opportunità di crescita. Il soggetto utente può avere una nuova chance e l’operatore può condividere nel  gruppo  una costruttiva esperienza di sostegno a livello di contenitore/contenuto. Il libro (Edizioni Guida) si rivolge a tutti. A psicologi, assistenti sociali, educatori, insegnanti e genitori. A chiunque voglia scoprire il mondo dell’interno psichico e dell’esterno sociale. Mai come in questo momento un libro più che mai attuale.
Antonella Lombardo