In un mondo che non ci vuole più , canterò di più.

Tra le tante tradizioni, usi e consuetudini che abbrancano il cosmo napoletano, devo confessare che la scaramanzia e i riti propiziatori hanno fatto centro spiacevolmente anche con me, ed è una cattiva sensazione perché arriva in età adulta, in modo davvero sconcio: imprecazioni, segno delle corna, urlacci disperati, gesti dell’ombrello, magari anche spegnere la TV al primo gol della squadra avversaria, per poi seguire il resto della partita tra social network, informazioni radiofoniche, internet, insomma di tutto, senza remore e senza pudore. Dopo quella gara di dicembre scorso contro la Juventus a Doha, qualcosa si è stravolto dentro, nella mia anima di innamorato si del Napoli, tifoso si  ma con un atteggiamento da sempre distaccato (anche se un distacco subdolo), un comportamento da sportivo con l’idea di analizzare le gare azzurre sempre con l’occhio dell’addetto ai lavori e mai del tifoso; ma dopo la Supercoppa nulla è stato più come prima, quella  sequela di penalty hanno sopito spiriti fanciulleschi che pensavo fossero spariti e che si sono riproposti in maniera sproporzionata. Confesso candidamente che comunque questa sorta di stato comatoso comincia a piacermi, sarà forse per via che la mia squadra del cuore, da quando ho preso questa deriva, vince e convince in maniera assoluta.
Adesso pare che anche qualcosa nel club di De Laurentis si sia attaccato a questa cabala, attraverso un silenzio stampa che dura dalla partita di Coppa Italia persa con la Lazio; il Napoli è corso comunque a smentire che il  silenzio stampa è in atto per motivi scaramantici. Lo precisa la società partenopea in una nota. «Le attività di comunicazione esterna relative alle interviste pre e post partita verranno svolte solo in occasione delle gare Uefa. A differenza di quanto ipotizzato da fantasiose ricostruzioni, alla base di questa decisione, presa dalla Società, non ci sono motivi scaramantici».
«Il Napoli è una società in crescita e prende le decisioni che ritiene più giuste per il bene della propria attività -spiega ancora il club azzurro- se un’azienda decide che la comunicazione esterna sotto forma di interviste non è, in un determinato momento, appropriata per gli obiettivi che si propone, non concede interviste. Questo senza avere il timore di ‘scontentare’ i propri tifosi, interessati alle prestazioni e all’impegno dei giocatori in campo».
Bene anche io non sono scaramantico e la TV la spengo non perché la squadra avversaria passa in vantaggio ma perché costretto a rispondere a mia madre magari … Come dire non è vero ma ci credo.
Quindi se non c’è riscontro tra quello che scrivo e quello che succede, abbiate la compiacenza di comprendermi, preferisco una critica contraria e implacabile, mi sta pure bene, basta che il momento duri fino a dopo Varsavia.
Tra poco affronteremo l’Empoli di Maurizio Sarri, squadra ostica, cattiva, che ci inchiodò sul 3 a 3 a Fuorigrotta. Il mister è uno dei tanti “terroni” della pedata italiota, che per affermarsi ha dovuto abbandonare la sua terra d’origine, capita a tanti di noi di non potere avere opportunità se non fuori “casa”, è difficile rimanere napoletani, ne sa qualcosa Lorenzo Insigne, splendido il suo gol e le sue lacrime liberatorie al San Paolo.
Siamo napoletani e ne siamo fieri anche se fa male quando negli stadi del nord e della Padania spesso riecheggia quel canto contro di noi che recita : “Noi non siamo Napoletani”, quasi che essere napoletano sarebbe sintomo di inettitudine, coro di disprezzo contro la comunità cui appartengo, coro che fa male anche se visto i fatti di Torino tra bombe carta allo stadio e sassaiola contro il bus della Juventus, visto quello che accade a Bergamo, dove l’Atalanta Calcio è costretta  a denunciare la propria tifoseria per poi ritirare la denuncia per quieto vivere, visto lo squallore e le invettive volgari di una parte dei tifosi della Roma contro la mamma di Ciro Esposito e del proprio presidente James Pallotta e come dice Aurelio De Laurentis :  Questo sarebbe il Bel Paese? C’è stato anche un percorso storico che ha penalizzato il Sud, che nel 1800 era il vero Sud, ma questo sarebbe un lungo discorso…”, meglio che questa gente canti sempre più forte il refrain : Noi non siamo Napoletani. Ci teniamo a distinguerci dai violenti. Noi siamo civiltà e senso alto del comune vivere. Non siete Napoletani ma  la feccia dell’umanità.

Fiore Marro