Il leghista Salvini con i suoi cori anti-napoletani, il ragazzo meridionale discriminato a Treviso, il test di conoscenza di lingua e cultura nordica richiesto dalla Lega ai prof che emigrano, gli scandali (solo meridionali) di opere pubbliche non terminate, i fondi FAS (che ci spettavano) prima negati e poi (in parte)concessi, le statistiche che evidenziano la differenza tra spesa pubblica e carico fiscale e che penalizzerebbero i padani, le indagini che evidenziano un costo della vita inferiore al Sud e la conseguente richiesta di “gabbie salariali” o di “accordi regionali” (di fatto la stessa cosa delle gabbie), lo spettro di una nuova “cassa per il mezzogiorno”, la necessità metaforica di “una nuova spedizione dei mille” per salvarci, il tutto mentre la scuola dell´ex Regno delle Due Sicilie è la peggiore del mondo e mentre avanza il federalismo che “salverà tutto e tutti”: sembra una specie di progetto anti-meridionale articolato e incalzante in cui la Lega fa la voce grossa e il “lavoro sporco” nel silenzio sostanziale e colpevole di destre e di sinistre e con la complicità di giornali e televisioni.

Solo qualche osservazione. Quante aziende del Nord (dal 1860 alla Cassa, dal terremoto dell´80 all´affare-rifiuti) hanno lavorato e lavorano al Sud con finanziamenti italiani o europei? Qualcuno gli ha chiesto mai se sapessero chi era Giambattista Basile? E se è vero che i nostri docenti sono i peggiori perché quando stanno al Nord diventano bravi? Qualcuno ha mai rinfacciato alle finte aziende settentrionali in Irpinia o ai responsabili torinesi e milanesi dell´inceneritore di Acerra (al centro di diverse indagini), tutte le loro colpe? Qualcuno ha mai ricordato che solo il 10% delle nostre aziende ha beneficiato dei fondi diretti al Sud negli anni Sessanta-Ottanta? Qualcuno potrebbe ricordare ai Calderoli o agli opinionisti-locali-entusiasti che il reddito pro-capite dei meridionali è quasi la metà di quello dei settentrionali e che riducendo l´unico stipendio familiare in molti non mangerebbero più? E chi ce li ripaga quei settecentomila meridionali emigrati in Padania in soli 10 anni? E quale carico fiscale potrebbero garantire i nostri giovani disoccupati (uno su tre)? E come si fa, quando si parla di ingiustizie a danno del Nord, a non considerare tutto il processo unitario con i milioni di lire sottratti alle nostre banche (443 milioni sui 668 complessivi italiani) o le colonizzazioni sistematiche avvenute in tutti i settori per un secolo e mezzo con lo smantellamento di tutte le nostre strutture produttive (dalla Pietrarsa borbonica al Banco di Napoli dei nostri tempi)? 

Il Sud è governato male e Napoli e la Campania sono due esempi tragici e illuminanti: ma per chi dovrebbero votare i meridionali? Per una sinistra che domina la nostra scena politica da decenni con i risultati che sappiamo? Per una destra che da decenni, ormai, non ci presenta un candidato credibile o che ha lasciato lì dov´erano (nonostante colpe, scandali e batoste elettorali) Bassolino o Iervolino? O dovremmo credere a “partiti-del-Sud” che nascono e che muoiono in base ai finanziamenti concessi a questo o a quel governatore? O a quel movimento “per le autonomie” (di chi e da chi?) stracarico di politici e di politicanti protagonisti addirittura delle vicende della prima repubblica che già ci hanno ampiamente dimostrato tutte le loro capacità? O a nuove fondazioni culturali inventate da chi è anche responsabile di tutto questo? E i famosi intellettuali “ufficiali”? Tutti pronti ad assecondare (da Garibaldi ad oggi) il padrone di turno o a lamentarsi perché i fondi per i 150 anni dell´Italia unita sono pochi, pur riconoscendo il fallimento di una storiografia e di una cultura che dal 1860 cancellano le verità storiche (i massacri della nostra gente e il saccheggio delle nostre terre) e cercano di imporre idee nelle quali, per loro stessa ammissione, non crede più nessuno.

Una sola richiesta: lasciateci in pace. Sopportiamo danni e beffe da 150 anni, esattamente da 150 anni: lasciateci perdere. Evitate di parlare di noi, di analizzarci, di studiarci come faceva Lombroso o come facevano (e fanno) quei meridionalisti inutili (ma sempre a pagamento) della prima e dell´ultima ora. Possiamo fare a meno, ormai, di suggerimenti, di consigli, di rimproveri più o meno affettuosi o di battutine più o meno divertenti.

Ora che si parla di bandiere regionali, lasciateci le nostre bandiere: non quelle di regioni inventate qualche anno fa da qualche burocrate, ma quelle con i gigli dei Borbone e simbolo di un Regno, quello delle Due Sicilie, e di un Sud ricco di primati positivi. Lasciateci solo il tempo per la formazione delle nostre vere classi dirigenti: senza partiti, senza compromessi, senza scorciatoie, senza complessi di inferiorità e con l´orgoglio del nostro glorioso passato, delle nostre antiche tradizioni, delle nostre vere lingue, della nostra grande cultura. Senza rabbia e senza paura ma con forza e sull´esempio di ciò che da oltre tremila anni siamo stati capaci di fare: al nostro futuro e soprattutto al futuro dei nostri figli iniziamo, da oggi, a pensarci da soli.

di Gennaro De Crescenzo