Intervista-Agenzia di  Stampa ASCA. Napoli, 19 set 2014 – ”La Tradizione del culto di San Gennaro, cosi’ come tutte le tradizioni cristiane popolari napoletane, sono sempre state al centro delle attivita’ religiose, politiche, culturali e sociali dei Borbone: i re piu’ cattolici della nostra grande storia che scandivano i tempi della loro vita e del loro governo con il calendario cristiano. Non e’ un caso, allora, che nel Regno delle Due Sicilie si sia provveduto a costruire chiese e cappelle; si sia deciso di affidare alla chiesa, attraverso i monasteri, la gestione di centri di assistenza sociale o medica; siano stati protetti i doni al Tesoro di San Gennaro; si sia mantenuto il rispetto della Deputazione di San Gennaro anche dopo i tragici fatti del 1799”. Cosi’ Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neorbonico, ricostruisce per l’Agenzia di stampa Asca, il culto di San Gennaro sotto la Dinastia dei Borbone, eredi di Re Carlo III di Spagna che a meta’ del 1800 guidavano il regno piu’ longevo d’Italia. D. Parlando del 1799 e del ruolo degli intellettuali partenopei catturati dal mito della rivoluzione francese, che senso attribuisce alla parola ‘martiri’ che ancora oggi viene mantenuta per quanti caddero con il ritorno dei Borbone’?. R. ”In primis, bisogna ricordare che quella rivoluzione non porto’ liberta’ e fratellanza, ma oltre 60mila morti di parte napoletana-cristiana e borbonica. Al Santo si lega anche il famoso episodio del miracolo avvenuto all’ingresso di Championnet che, secondo molti storici, fu un miracolo ‘indotto’ dalle baionette…”. D. E i Borbone?. R. ”Sono stati coerenti e in linea con quanto avevano fatto tutte le dinastie della storia della citta’. Il contrario di quanto avrebbe fatto l’ateo e anticattolico Garibaldi (il primo a inaugurare la tradizione dei rituali vuoti con la sua visita al Duomo) o gli stessi Savoia. E si pensi solo al decreto che soppresse i monasteri con tutte le conseguenze non solo religiose…”. D. San Gennaro martire… R. ”Molti dimenticano che il vero martire e’ Gennaro. Un Santo segno di Fede e Tradizione. Martire perche’ ha dato la sua vita per testimoniare la Fede in Cristo. Esempio di Sacrificio per Dio e per gli altri. Un tema quanto mai drammatico e attuale”. D. Si spieghi. R. ”La ritualita’, la scenografia o il colore, presenti nel culto del nostro santo, non sono gli elementi principali del Rito. Non dovrebbero esserli. Si rischia di tramutare il culto in evento vuoto e privo di senso. Invece, da troppo tempo assistiamo alle parate di chi (parliamo dei nostri politicanti) magari bacia quella teca a si dichiara ateo… (a partire dalla sua elezione a Sindaco, nel 1993, Antonio Bassolino, esponente dell’allora Pci, ha seguito il rito in Cattedrale e baciato la teca con le reliquie. Cosi’ come negli ultimi anni ha fatto fa Luigi de Magistris, ndr)”. D. Quindi? R. ”San Gennaro a Napoli e’ Fede e Tradizione. Due parole che soprattutto negli ultimi tempi hanno perso molto del loro senso. E’ fede profonda, radicata, diffusa in un miracolo che si ripete da secoli. Milioni di Napoletani hanno pregato, pianto o gioito davanti a quella teca. E milioni di Napoletani continueranno a farlo”. D. Un legame che non si spezza… R. ”E’ un legame forte e profondo come lo sono quelli delle tradizioni vere: da padre a figlio, da nonno a nipote (e io porto con fierezza il nome di mio nonno). Ecco perche’ a quel miracolo si affida spesso l’idea del futuro della citta’ con un principio di fondo che caratterizza tutta la civilta’ napoletana: la consapevolezza dei limiti umani e la fede in una Provvidenza divina che e’ superiore ma sa anche ascoltarci, in un rapporto diretto e quasi familiare con il Santo e con gli altri Santi. Il grande scrittore Giuseppe Marotta si diceva fiducioso della misericordia di un Dio che avrebbe saputo perdonare anche i peccati piu’ piccoli perche’ lui sapeva che ‘ci avrebbe parlato in dialetto’. E’ quello che Gennaro fa con noi napoletani”. dqu/mau

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