Nella nostra storia non vi è vicenda più dolorosa e tragica dei supplizi patiti dai Soldati del Regno delle Due Sicilie rinchiusi nel carcere di sterminio Savoia di Fenestrelle.
Una soppressione lenta, crudele e sistematica di decine di migliaia di giovanissimi militari figli del Sud rei di essere rimasti fedeli al proprio giuramento di soldati e di aver servito e combattuto con onore, amore ed alto senso del dovere, in difesa della Patria Napolitana.
Un vero e proprio “Lager di sterminio” dove si consumarono i più atroci supplizi su  quei ragazzi mortificati, sfiniti ed inermi, il cui deplorevole massacro viene tuttora sottaciuto dai libri di storia e colpevolmente  ignorato dai maggiori cattedratici italiani.
Una vera e propria vergogna nazionale che pesa come un macigno sulla storia risorgimentale e sulla coscienza di quanti ancora la difendono articolando ignobili menzogne ed insostenibili giustificazioni.
Celebrare questi luoghi è per tutti noi un dovere affinché non vengano dimenticate per sempre le atrocità ed il genocidio di cui si sono macchiati verso la nostra Gente i Savoia ed i loro esecutori.
Per tutti noi Fenestrelle, così come Gaeta, Civitella e Messina, è un simbolo tragico ma, nello stesso tempo, sacro attraverso il quale passa il riscatto morale, culturale e sociale del nostro Popolo. 
 Cap. Alessandro Romano
 
 
Fenestrelle una tragedia da non dimenticare
“Civiltà Cattolica”, anno 1861  –  serie IV, vol. IX,, p. 367.
 “ Per vincere la resistenza dei prigionieri in guerra, già trasportati in Piemonte o in Lombardia, si ebbe ricorso ad un espediente crudele e disumano, che fa fremere.
Quei meschinelli, appena coperti da cenci di tela, rifiniti di fame perché tenuti a mezza razione con cattivo pane ed acqua ed una sozza broda, furono fatti scortare nelle gelide casematte di Finestrelle e d’altri luoghi posti nei più aspri luoghi delle Alpi. Uomini nati e cresciuti in un clima sì caldo e dolce, come quello delle Due Sicilie, eccoli gittati, peggio che non si fa coi negri schiavi, a spasimar di fame e di stento fra le ghiacciaie. E ciò perché fedeli al loro giuramento militare ed al legittimo Re! Simili infamie gridano vendetta da Dio, e tosto o tardi l’otterranno”.
 
 
 
FU “PULIZIA ETNICA” ?
da “Brigantaggio e Risorgimento – legittimisti e briganti tra i Borbone e i Savoia”  Giovanni De Matteo A. Guida Ed., Napoli, 2000
[…] Una pagina non è stata scritta dalla storiografia conformista, appiattita sulle versioni ufficiali dei “vincitori”, la pagina relativa alle carceri in cui furono rinchiusi i soldati “vinti”. Questa pagina l’ha scritta recentemente Fulvio Izzo pubblicando “I Lager dei Savoia” (1999). Si fece grande rumore quando lord Gladstone pubblicò nelle sue lettere e relazioni da Napoli le condizioni delle prigioni, certamente non buone. Ma Gladstone, che scriveva per incarico di Lord Palmerston, il quale a sua volta aveva un interesse politico, scriveva per sentito dire, riferendo ed amplificando quanto gli era stato raccontato da prigionieri politici che avevano in odio i Borbone, e le sue relazioni fecero definire il regime borbonico “negazione di Dio”. A nulla valse che egli successivamente scrivesse che non era stato in nessun carcere e nessun ergastolo e che “aveva dato per veduto quello che gli avevano detto”, a nulla valse la confutazione che fu fatta con la “Rassegna degli errori e delle fallacie pubblicate dal signor Gladstone” uscita immediatamente dopo le relazioni, nel 1851. I vinti e gli oppositori, ieri come oggi, non hanno diritto di parola; se parlano o scrivono, vanno coperti dal silenzio ostile. Certamente il governo dovette affrontare improvvisamente un problema vasto e complesso con i prigionieri, 1700 ufficiali dell’esercito borbonico e 24000 soldati, senza contare quelli che ancora resistevano nelle fortezze di Gaeta, Messina, e Civitella del Tronto. Ma affrontò il problema con la durezza piemontese, con la boria del vincitore, non con la “pietas” che sarebbe stata più utile, forse necessaria. Ci fu un trattamento duro e spietato che questa volta non trovò nessun Gladstone con un megafono amplificatore. Un tentativo di risolvere il problema fu fatto con il decreto 20 dicembre 1860 e la chiamata alle armi degli uomini che sarebbero stati di leva negli anni 1857, 1858, 1859, 1860 nell’esercito delle Due Sicilie, e fu un fallimento. Si sarebbero dovuti presentare 72.000 uomini, se ne presentarono 20.000. A migliaia questi uomini furono prima concentrati nei depositi di Napoli o nelle carceri, poi trasferiti nei depositi di Genova, Alessandria, Milano, per il decreto 20 gennaio 1861 che istituì “Depositi d’uffiziali d’ogni arma dello sciolto esercito delle Due Sicilie”. Poi furono istituiti due veri e propri campi di concentramento, uno a Fenestrelle ed un altro a San Maurizio. Il forte di Fenestrelle era stato costruito da Vittorio Amedeo nei primi anni del 700, sulla sinistra del Chisone. Più che un forte, era un insieme di forti, protetti da altissimi bastioni e uniti da una scala, scavata nella roccia, di quattromila gradini. Era una ciclopica cortina bastionata cui la naturale asperità dei luoghi e il rigore del clima conferivano un aspetto sinistro. Faceva tanto spavento come la relegazione in Siberia, ed ebbe a provarla il Cardinale Pacca prigioniero di Napoleone. Non era più gradevole il campo impiantato nelle “lande di San Martino” presso Torino per la “rieducazione” dei militari sbandati, rieducazione che procedeva con metodi di inaudita crudeltà. Così, in questi luoghi terribili i fratelli “liberati” venivano rieducati e tormentati dai fratelli “liberatori”! Vi arrivavano, i “liberati”, laceri, cenciosi, affamati, affaticati. Altre migliaia di “liberati” venivano confinati nelle isole, Gorgona, Capraia, Giglio, del tutto inospitali, all’Elba, Ponza, in Sardegna, nella Maremma malarica. Fu “pulizia etnica”, come si dice oggi con ipocrita neologismo. In Parlamento si facevano molte polemiche, molte discussioni, anche aspre, ma nulla si diceva per questi infelici, neppure dai deputati meridionali, soggiogati dal mito sabaudo. Solo Francesco Proto Carafa duca di Maddaloni gridava: “Ma che dico di un governo che strappa dal seno delle famiglie tanti vecchi generali, tanti onorati ufficiali solo per il sospetto che nutrissero amore per il loro Re sventurato, e rilegagli a vivere nelle fortezze di Alessandria ed in altre inospitali terre del Piemonte… Sono essi trattati peggio che i galeotti. Perché il governo piemontese abbia a spiegar loro tanto lusso di crudeltà? Perché abbia a torturare con la fame e con l’inerzia e la prigione uomini nati in Italia come noi?” Ma della mozione presentata non fu autorizzata la pubblicazione negli Atti parlamentari, vietandosene la discussione in aula. Era la politica del silenzio! Era la criminalizzazione del dissenso, il rifiuto di ammettere l’esistenza di valori diversi dai propri, il rifiuto di negare ai “liberati” di credere ancora nei valori in cui avevano creduto. Si volle trarre pretesto dall’operato di autentici malfattori per confondere soldati, contadini, operai, braccianti, proscritti, sotto l’unica denominazione di “briganti”, si accomunarono ai briganti i soldati di un esercito sconfitto e gli scontenti di una situazione nuova, con lo stesso nome di “reazionari” […]
 
 
 
 
 
RADUNO BORBONICO NEL CAMPO DI STERMINIO DI FENESTRELLE
 
Domenica 14 giugno 2009, alle ore 10.00, Raduno Borbonico presso la Fortezza di Fenestrelle (TO) degli eredi politici e spirituali di quei Soldati che preferirono morire tra immensi tormenti pur di non abiurare Francesco II di Borbone, loro Sovrano e legittimo Re del Regno delle Due Sicilie.
 Nel giugno del 2000, per la prima volta dopo lo sterminio, portammo il Sacro Vessillo del nostro Regno ed un fiore tra quelle pietre ancora intrise del sangue dei martiri borbonici.
Grande fu l’emozione dei partecipanti e grande fu anche la meraviglia dei residenti che, pur conoscendo le vicende di quella immane tragedia,  non avrebbero mai immaginato che un giorno qualcuno sarebbe arrivato in nome di quei 45 mila ragazzi lasciati morire di freddo e di stenti, la cui presenza ancora si percepisce nell’aria e nelle sale di alloggio e tortura.
L’anno scorso, su iniziativa di altro Comitato, fu posta una lapide in ricordo di questi Soldati, lapide che, purtroppo, è stata rimossa e spostata in luogo “meno compromettente”.
Come annunciato, quest’anno vi faremo ritorno portando nuovamente il nostro Vessillo Ufficiale, le nostre divise ed il nostro cuore per pregare ed elevare al Signore quel sacrificio, affinché nulla sia stato vano.
Considerata l’importanza del luogo e della celebrazione, si raccomanda la presenza dei confratelli del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e dei compatrioti fedeli alla Santa Causa.
 Per conferme o eventuali ulteriori informazioni, scrivere a questa redazione comitato@legittimisti.it o al sito www.neoborbonici.it
 
Comunicato stampa
Movimento Neoborbonico
Associazione Due Sicilie
Comitato Legittimisti Borbonici
 
 
 
 
PROGRAMMA
 
domenica 14 giugno 2009
ore 09.30  Arrivo al Forte di Fenestrelle con eventuali visite guidate che devono     essere prenotate al numero tel.  0121 83600.
ore 11.00   Raggruppamento nel piazzale antistante la Chiesa del Forte;
ore 11.30   Santa Messa e ricordo dei Soldati nella Chiesa del Forte;
ore 12.30  Cerimonia della deposizione della corona presso il “Secondo Reparto Costrizione” a cura del Picchetto Militare d’Onore con tromba e Bandiera di Stato;
 
ore 13.00  Termine della manifestazione con pranzo presso i ristoranti della zona.
 
Per evidenti ragioni organizzative, si prega di confermare la propria eventuale partecipazione all’indirizzo e-mail comitato@legittimisti.it
 
Indicazioni per l’accoglienza ed il ristoro
– Albergo Ristorante lago laux, Borgata Laux – tel. 0121 83944 – www.hotellaux.it
– Trattoria la placette, Usseaux – tel. 0121 83073
– Hotel Ristorante pòvr-òm, Inverso Pinasca – tel. 0121 809100 – www.povr-om.it
– Albergo Ristorante tre denti, via Roma 25, Cantalupa – tel. 0121 352063
– Albergo Ristorante i dragoni rossi, via Umberto I, 66 – Fenestrelle – tel. 0121 83621
 
Come raggiungere Fenestrelle
Dalla tangenziale di Torino imboccando a Stupinigi la strada statale n. 23 (SS23) del Sestriere oppure l’autostrada di recente costruzione passante per Orbassano/Volvera. Dalla val di Susa immettersi sulla strada statale n. 24 (SS24) direzione Cesana Torinese quindi seguire la strada statale n. 23 (SS23) direzione Sestriere e proseguire verso Fenestrelle.
La val Chisone e Fenestrelle è facilmente accessibile dalla Francia attraverso il colle del Sestriere, utilizzando il valico del Monginevro o il traforo autostradale del Frejus (Km. 35 da Briançon).