IL CASO-LOMBARDIA: “NON VOGLIO CREDERE”… Non voglio credere che la Lombardia, con Milano in testa, sia il luogo ideale per lo sviluppo del Covid-19, così come gli allora “professori del Nord” dissero di Napoli e del Sud per il colera che, però, fu debellato in poche settimane; non voglio credere che le misure di isolamento, di igiene e profilassi messe in atto per tutta l’Italia non possano funzionare solo per la Lombardia, con Milano in testa; non voglio credere che il clima umido e freddo della Lombardia, con Milano in testa, sia fattore di propagazione naturale del contagio; non voglio credere che i dati quotidianamente forniti dalla Lombardia, con Milano in testa, siano inferiori rispetto a quelli reali o che siano presentati in maniera strumentale nell’insano tentativo di nascondere una tragica verità. Ma i contagi ed i morti in Lombardia, con Milano in testa, ci sono veramente e, nonostante le chiacchiere di giornali e giornalisti padani, sono tanti e troppi dopo due mesi di chiusura totale. E a sentir loro, tutto va meglio, anzi, tutto va bene! Dove? A Milano? In Lombardia? Hanno il coraggio di dire che il totale di 13.772 morti in Lombardia, con Milano in testa, di cui 93 in un solo giorno, su un totale nazionale di 27.682, nonché 786 nuovi contagi rispetto al giorno precedente è normale! La Lombardia, con Milano in testa, è il maggiore ed immenso focolaio non solo italiano, ma europeo. Una vergogna che, nonostante la faziosità di quasi tutti i mass media, sta facendo perdere la faccia all’intera Italia, quando altre regioni, maggiormente popolose, hanno contagi e morti notevolmente inferiori. E’ vero, con un nemico così insidioso ed invisibile c’è poco da farsi maestri, ma quando una grossa fetta di popolazione riesce a contenere il disastro, mentre l’altra è in preda al peggiore dei contagi non conviene adottare misure logiche che, in qualche modo, separi le due realtà e, nello stesso tempo, trasferisca le esperienze della parte virtuosa in quella infetta? Non sia mai! Il Sud che insegna alla Lombardia, con Milano in testa? Non si discute! Dirigenti e politici della Lombardia, con Milano in testa, inadeguati e presuntuosi! Una inadeguatezza ed una presunzione pericolose che stanno generando una strage colpevole senza precedenti e danni irreversibili all’intera economia nazionale. Alla vigilia di una tragedia economica-sociale tutta italiana
che farà più danni del virus se non si interviene immediatamente, l’unica soluzione da mettere in atto prima che sia troppo tardi è il commissariamento e la chiusura a zona rossa della Lombardia, con Milano in testa. Allo stato attuale questa resta l’unica valida soluzione percorribile per salvare l’Italia dall’infezione lombarda e dal definitivo tracollo economico, con tutte le gravissime conseguenze che comporterà anche dal punto di vista della tenuta sociale e politica del Paese. Un allarme, quest’ultimo, che sta arrivando da giorni nelle stanze del potere dove, però, non si ha il coraggio di chiudere e curare il grande malato, la Lombardia, con Milano in testa. In attesa che “Roma decida nella speranza che Sagunto nel frattempo non sia espugnata”, consigliamo ai dirigenti e politici della Lombardia, con Milano in testa, un bagno di umiltà, un’organizzazione meno anarcoide e presuntuosa, più cultura sulla profilassi, meno campanilismo di contrada e più
rispetto per le regole.
Chest’è!

CAP. ALESSANDRO ROMANO

NDR Secondo i dati Ires in Lombardia non hanno mai smesso di lavorare, affollando bus e metro, oltre 2 MILIONI E CENTOMILA OPERAI in oltre 155.000 aziende autorizzate da Regione e Governo…