Dopo l’intervento di Roberto Benigni a Sanremo sul “risorgimento”, il Movimento Neoborbonico ha inviato alla RAI (e a Benigni) la richiesta di un pubblico incontro sugli stessi temi nel rispetto di una “par condicio” storico-culturale a cui tutti gli italiani avrebbero diritto anche in considerazione del fatto che i suoi (lauti) compensi (diverse migliaia di euro al minuto) sono stati pagati con denaro pubblico.
Nell’occasione, infatti, il comico toscano ha sintetizzato i temi dell’unificazione in maniera unilaterale e superficiale accusando, tra l’altro, “Borbone ed Asburgo di incarcerare e stuprare tutti” ed esaltando i soliti eroi del cosiddetto “risorgimento” come nei migliori libri di testo delle scuole elementari di qualche decennio fa. Nessun riferimento a tutto quello che l’ex Regno delle Due Sicilie e le popolazioni meridionali dovettero subire: dalla fine dei primati borbonici all’inizio di tragedie prima sconosciute e ancora irrisolte come la questione meridionale e l’emigrazione, fino ai massacri di centinaia di migliaia di persone con  “la guerra del brigantaggio”,  ai saccheggi delle nostre banche e allo smantellamento delle nostre fabbriche.Se le celebrazioni continueranno, come in quest’ennesimo caso, a far prevalere la retorica sulla ricerca e sulla verità storica, saranno un’ulteriore occasione mancata per costruire realmente una identità nazionale dopo 150 anni di fallimenti procurati dalla stessa retorica e dalle stesse falsità “risorgimentali” ascoltate sul palco dell’Ariston.