crollo napoli

crollo napoli

Crollo Napoli. Il Chievo si conferma ancora una volta la bestia nera del Napoli conquistando una vittoria preziosa nello stadio di Fuorigrotta che in tutta la stagione scorsa era stato espugnato soltanto due volte. La squadra guidata da Eugenio Corini si è resa protagonista di una partita gagliarda, catenacciara fino al gol di Maxi Lopez ad inizio ripresa e poi audace nelle ripartenze offensive concesse dai soliti sbandamenti della retroguardia azzurra. I ragazzi di Benitez hanno dominato i primi quarantacinque minuti, ma il gol subito ha minato le poche certezze di questa squadra che dimostra una grave carenza di personalità, prima ancora che tecnica.

NAPOLI. Allo stadio San Paolo va in scena il film di Davide e Golia, un classico del ’59 che Aurelio De Laurentiis senz’altro conosce, ma che di certo mai avrebbe pensato di vedere alla seconda di campionato, nel giorno del debutto stagionale in casa e per giunta con i tifosi delusi e irati per l’eliminazione con il Bilbao. Invece l’incontro va proprio così, con il Napoli a fare la parte del gigante, soprattutto nel primo tempo, con un dominio territoriale che ha sfiorato il 70% di possesso palla e diverse occasioni create. I ragazzi di Benitez hanno attuato per oltre cinquanta minuti un buon pressing, gestendo la manovra per vie orizzontali, faticando però a trovare il varco giusto. La prima occasione buona arriva al 13’ da un cross di Insigne su cui si avventa Higuain, ma il portiere avversario, Bardi, devia in angolo. Tre minuti dopo è sempre lo scugnizzo di Frattamaggiore ad ispirare una triangolazione con Hamsik che prova la conclusione, facile presa di Bardi. Insigne è in palla e vuole riscattare i fischi ricevuti in coppa, così al 18’ cerca l’azione personale e il tiro dal limite dell’area, ma la palla esce di poco fuori. La svolta del match arriva al 26’ quando il Pipita si procura con un pregevole gioco di gambe, cui abbocca Cesar, un calcio di rigore solare. Dal dischetto va proprio l’argentino: il tiro è forte ma non troppo angolato lasciando l’intera scena e gli scatti dei fotografi al giovanissimo Bardi, classe ’92, che para il rigore e salva il risultato. Da questo momento il Chievo inizia a credere di poter cogliere un risultato positivo, mentre nell’animo degli azzurri inizia a scricchiolare qualcosa. Al 32’ un primo svarione difensivo della difesa partenopea consente a Birsa di lanciare Maxi Lopez tutto solo davanti a Rafael, ma la conclusione finisce sulla traversa. Passano pochissimi minuti e Insigne sorprende Bardi che para in due tempi un bel tiro scagliato dalla trequarti. La prima metà di gioco termina con gli azzurri che tentano di allargare il gioco sugli esterni per cercare di aprire le maglie difensive del Chievo, ma Corini dimostra di aver fatto bene i compiti a casa e il muro centrale pensato per ingabbiare le maggiori fonti d’attacco partenopee tiene meglio del previsto. In particolare Higuain è completamente chiuso, annullato dalla ottima coppia centrale Dainelli-Cesar. Nel secondo tempo arriva la doccia fredda: dopo un buon tiro di Zuniga sul quale si oppone ancora una volta Bardi, i veneti colpiscono in contropiede con Maxi Lopez che approfitta del ritardo in copertura di Raul Albiol e taglia in area infilando la palla nell’angolino. L’entusiasmo dei giocatori in maglia gialla taglia le gambe agli azzurri che si riversano in attacco privi di lucidità e senza tener conto del tempo a disposizione per rimediare ad un risultato peraltro bugiardo. Subito pericoloso è ancora una volta Insigne, ben servito dal Pipita, ma il tiro termina lontano dal palo lungo. Al 55’ Inler prova da fuori area ma il tiro è strozzato. Benitez allora ricorre ai cambi per invertire la rotta del match: inserisce Mertens al posto di Insigne che riceve applausi e De Guzman al posto di Jorginho. Il capitano Marek tenta di prendere per mano la squadra e più volte conclude pericolosamente a rete ma Bardi è in giornata di grazia e si oppone con riflessi straordinari. Gli spazi sono ormai pochissimi e il catenaccio del Chievo costringe Higuain al tiro da oltre trenta metri, senza fortuna. Nel finale il Chievo va anche vicino al raddoppio con Izco ed il nuovo entrato Ruben Botta, mentre il portiere protagonista di giornata ha ancora un’ultima occasione per mettere in mostra tutte le sue qualità opponendosi miracolosamente ad una conclusione ravvicinata di Zapata, entrato nel finale al posto di uno spento Callejón. Si spengono così le speranze del Napoli e i fischi piovuti dagli spalti stavolta suonano come una condanna. La squadra che secondo la dirigenza e lo stesso allenatore dovrebbe lottare per lo scudetto non può concedersi passi falsi come questo. I limiti in difesa sono evidenti ma il vero problema che affligge il Napoli quando incontra squadre che si chiudono e ripartono è uno solo: finché ci sarà poca qualità in mediana il gioco azzurro avrà sempre problemi di fluidità e prevedibilità. Anche dopo il gol, nonostante le amnesie difensive di Maggio e Albiol, irriconoscibile in questo inizio di stagione, gli azzurri hanno continuato a proporsi in massa nella trequarti avversaria, ma senza l’estro e la creatività di piedi istruiti è quasi impossibile mettere nelle condizioni gli attaccanti di far gol. Rafa Benitez si sta dimostrando un fondamentalista del 4-2-3-1 e questo, alla lunga, potrebbe risultare un handicap: se il mercato, per varie ragioni, non ha garantito rinforzi che potessero far compiere al centrocampo il salto di qualità auspicato allora, quanto meno, andrebbe rinfoltito così da poter offrire maggiore filtro alla retroguardia che è spesso priva di protezione. Con la mediana a tre, ad esempio, troverebbero giovamento sia Hamsik che Jorginho, una volta collocati nei ruoli a loro più congeniali. Quest’ultimo infatti potrebbe ritornare a giocare nell’assetto tattico che lo ha fatto esprimere ai massimi livelli nel Verona e Marek avrebbe l’occasione di ritrovare finalmente il piglio e la cattiveria di quando giocava nel centrocampo a cinque di Mazzarri. Non solo, anche gli esterni d’attacco potrebbero beneficiare del cambio di modulo: nel 4-3-3 Insigne e Callejón non avrebbero più l’assillo di dover coprire tutta la fascia e soprattutto il primo ne guadagnerebbe certamente in fase realizzativa. In questo match il Napoli ha pagato caramente i suoi limiti tecnici ma ancor di più l’ostinazione del suo tecnico che non è disposto a rinunciare, seppur temporaneamente, al suo credo in favore di un maggiore equilibrio di squadra. Se a questo si aggiungono un pallone che in questo periodo non vuole proprio entrare e un portiere, Bardi, che ha parato di tutto e di più, rigore compreso, allora il quadro è davvero completo, ultimato dalla malasorte che accompagna sempre i momenti più difficili nello sport e nel calcio in particolare. Rafa Benitez vede comunque il bicchiere mezzo pieno ed esprime apprezzamento per il gioco espresso: «Oggi ci è mancata solo un po’ di fortuna. Abbiamo tirato 33 volte a porta e sbagliato un rigore. Dovremo migliorare in fase realizzativa ma se avessimo chiuso il primo tempo sul 3-0 nessuno avrebbe potuto dire nulla. Discorso scudetto? Ci vogliono calma e serenità, è la seconda partita di campionato ed è tutto ancora da vedere». Se lo dice lui, magari è bene dargli credito. Purché la calma e l’attesa non diventino alibi per dei risultati che non arrivano. Sappiamo tutti che dopo il flop Champions questo Napoli non può uscire troppo presto anche dalla lotta scudetto. La calma è la virtù dei forti. Certo. L’attesa però ha un limite chiaro, netto, preciso. Si chiama pazienza.

Lunedì 15 Settembre 2014

Dario Di Pascale

da www.zerottouno.it