Nel match di pranzo della 14esima giornata di campionato contro i toscani gli azzurri rimontano dal doppio svantaggio e ottengono il terzo pareggio consecutivo, il quarto inclusa l’Europa League. Un Napoli che non sa più vincere, che ha smarrito la strada imboccata brillantemente nello scontro diretto con la Roma, perde un’ulteriore chance di accorciare sulle prime (entrambe fermate sul pari), cedendo addirittura il terzo posto ad un prodigioso Genoa vittorioso in casa contro il Milan. Benitez, dopo un lungo colloquio con De Laurentiis negli spogliatoi, non risponde ai microfoni Sky sul proprio futuro e sulla partita è categorico: «Così non va, siamo delusi. Non dobbiamo subire tanti gol e dobbiamo concretizzare meglio le occasioni che costruiamo. Un punto in casa è un risultato negativo, ma buona la reazione della squadra».

NAPOLI. È l’occasione giusta, quella buona per accorciare su Juventus e Roma, rispettivamente fermate sul pari dalla Fiorentina e dal Sassuolo. Gli azzurri sanno che non possono sbagliare, non questa volta, dopo aver regalato due punti al Cagliari quando la partita era ormai in pugno e dopo la prestazione opaca fornita contro la Sampdoria. Benitez fa di necessità virtù e schiera la migliore formazione possibile, lasciando però il Pipita in panchina, non al meglio della forma. Al suo posto Duvan Zapata, il salvatore della patria nel match di Marassi. In porta ancora fiducia concessa a Rafael, mentre sugli esterni spazio a Maggio e Ghoulam. Centrali Albiol ed Henrique (scelta obbligata per la squalifica di Koulibaly), una coppia inedita in campionato. In mediana l’impiego di Jorginho e David Lopez, a sostegno del trio Mertens-Hamsik-Callejón, testimonia il chiaro intento di Benitez di gestire con qualità la manovra per portare in porto la partita. Il campo però, fin dai primi minuti, dice tutt’altro. L’ottimo Empoli di Maurizio Sarri entra in campo con la giusta concentrazione, brillante e cattivo. I Toscani Difendono alti, restano compatti e ripartono inserendosi come lame nel burro nella retroguardia partenopea. La difesa concede pochissimo, grazie all’ottima intesa della coppia di centrali Tonelli-Rugani (quest’ultimo anche in gol al 53’ sugli sviluppi di un corner) e al lavoro di sacrificio compiuto dai due laterali Hisaj e Mario Rui. Dal centrocampo in avanti spicca anche una discreta qualità complessiva con gli ottimi interpreti Valdifiori, Vecino e Verdi (il migliore dei suoi), uomini fondamentali nello scacchiere tattico del loro allenatore, partenopeo di nascita. In attacco la scelta ricade sul duo Maccarone-Tavano, entrambi rapidi e letali nelle ripartenze. Il primo tempo è quasi tutto dei toscani che prendono il possesso del campo e mettono alle corde un Napoli a tratti disarmante, privo di idee e molle sulle gambe. Zapata fa a sportellate con la difesa toscana ma è male assistito dai suoi compagni e non trova sbocchi. Hamsik prova il tiro dalla distanza a inizio match, poi pian piano si eclissa commettendo anche diversi errori in disimpegno. La catena di destra, Maggio-Callejón, funziona solo sporadicamente e nel complesso l’unico che si distingue al di sopra della mediocrità è Mertens che rappresenta una costante spina nel fianco per la retroguardia dell’Empoli. I ragazzi di Sarri non si lasciano intimorire, anzi pongono i presupposti per il vantaggio che non tarda ad arrivare: al 19’ Maccarone riparte in velocità e taglia la difesa con un assist eccezionale. Per Verdi è un gioco da ragazzi incrociare sul secondo palo e battere così sul tempo Rafael in uscita e Jorginho attardato in chiusura. È il suo primo gol in serie A e deve senza dubbio ringraziare la fase difensiva azzurra francamente imbarazzante in quest’occasione. Il gol subito mette in ginocchio il Napoli che chiude il primo tempo consegnandosi ai toscani. Questi vanno vicinissimi al raddoppio prima con Maccarone che spreca a due passi da Rafael, poi con Tavano al 32’ che scatta sul filo del fuorigioco ma poi conclude a lato. Gli azzurri cercano una scossa che non arriva e la ripresa inizia seguendo lo stesso copione. Al 53’ Rugani gela il San Paolo sfruttando l’immobilità della retroguardia azzurra e colpendo sugli sviluppi di un calcio d’angolo. È lo 0-2, un risultato tanto inatteso quanto meritato. Un minuto dopo Verdi sbaglia da posizione favorevole il tiro che poteva valere il ko. Dopo l’incursione fallita da Zapata in area su un retropassaggio avventato al portiere Sepe, ex primavera del Napoli, Benitez decide di cambiare gli interpreti in campo: Entrano Higuain (al posto di Hamsik che esce tra i fischi dei suoi tifosi), De Guzman e Gargano e l’inerzia del match cambia. Al 67’ Zapata accorcia le distanze con un’incornata da manuale su calcio piazzato. Ancora lui, l’uomo della provvidenza, scuote i suoi compagni che iniziano a credere all’impresa. Il pari arriva poco dopo, al 71’, quando De Guzman sfrutta l’inferiorità numerica dell’Empoli per fiondarsi in area e battere a rete. Vibranti le proteste di Sarri che viene espulso, mentre ormai in campo accade di tutto. Gli ospiti vanno ad un passo dal nuovo vantaggio con Maccarone che si coordina e spedisce il tiro fuori dallo specchio sugli sviluppi di una punizione, ma è il Napoli a collezionare le migliori occasioni: il protagonista assoluto nel finale è Luigi Sepe, portiere classe ’91, che nega il gol-vittoria prima a Callejón e poi a De Guzman, nel recupero, con due interventi eccezionali che salvano i suoi dalla sconfitta. Finisce così un match incredibile, mal giocato dagli azzurri e male interpretato da Rafa Benitez. Preferire ancora un Hamsik sconcertante a De Guzman, in forma eccezionale, è davvero inspiegabile, così come è altrettanto difficile comprendere l’involuzione di Jorginho, lontano parente di quello ammirato a Verona, e comunque schierato titolare. Ma il dato più importante da prendere in seria considerazione è che questo Napoli non sa più vincere. La delusione per i risultati al di sotto delle aspettative non appartiene solo ai tifosi (che hanno fischiato la squadra a fine gara) ma è dipinta anche sul volto di Rafa Benitez. Probabilmente, questa volta, non ha la soluzione in tasca. Eppure il treno delle prime non è molto lontano e va a velocità neanche troppo sostenuta. Il mercato potrà essere il vero ago della bilancia, sperando che per gennaio non sia tutto già ulteriormente compromesso. Napoli, se ci sei, questo è il momento di battere un colpo.

Lunedì 08 Dicembre 2014

Dario Di Pascale

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